
Comunque, una delle più gettonate all’epoca, in odore di protocinismo preadolescenziale, era: “San Valentino è la festa di ogni cretino che pensa di essere amato e invece rimane FREGATO”. Quanta acerba acrimonia verso l’ignoto, quanta paura di essere scherzati e sputazzati a suon di riso nella penna BIC dai compagni per essere stati MOLLATI dal/lla tipello/a di turno.
A me San Valentino ha sempre suscitato placida indifferenza: in genere non lo festeggio, ma non vedo perché accanirsi tanto brutalmente contro una delle tante feste “commerciali”, non dissimile da Natale, Pasqua o Halloween e certamente più nobile negli intenti della festa della donna. Voglio dire, almeno si celebra l’amore, per quanto pacchianamente. Invece l’otto marzo le donne emancipate escono sgallettanti a illudersi di festeggiare la parità tra i sessi, facendosi ipnotizzare dai guizzanti dondolini di una massa di energumeni steroidei. Quale delle due feste è più triste e da boicottare, sentiamo?
E poi San Valentino dovrebbe fare tenerezza solo per le malinconiche vicende di Charlie Brown, che per tutto l’anno aspetta il 14 febbraio per ricevere una valanga di bigliettini, e soprattutto quello della Ragazzina dai Capelli Rossi, e si ritrova immancabilmente con la cassetta delle lettere piena di ragnatele. Siccome da noi non usa mandare Valentine ai compagni di scuola, da piccola mi identificavo con lui e mi sentivo sola e sfigata perché non avevo cuoricini di carta da collezionare.
Un’altra cosa che non capisco è perché i single debbano sentirsi depressi a San Valentino e non tutto il resto dell’anno. Si sa che andare a cena fuori a San Valentino è come a Capodanno, si mangia male e si spende tanto. Sentite la mancanza di fiori e peluche? Non credo. Le citazioni dei Baci Perugina sono tratte da scrittori come Paulo Cohelo, uno così patetico e sdolcinato che viene guardato con disprezzo persino da Nicholas Spaarks. E allora perché ce l’avete tanto con quelli che decidono di santificare la festa? Sarete mica un pochino gelosi?
In summa, lasciate che chi ha ancora qualche euro da spendere e voglia di celebrare lo faccia, lasciate che i mariti comprino aragoste vive per le mogli che diventeranno un’altra bocca da sfamare perché nessuno avrà il coraggio di abbatterle, lasciate che si stappino prosecchi, che ci si ingozzi di cioccolato, che si regalino fiori e che ci si scambino vane promesse di amore eterno.
Perché in quest’epoca di pazzi, un po’ di amore proclamato, per quanto plastificato e stereotipato, non può fare che bene.