
Kar-wai Wong è un nano rugoso che non toglie mai gli occhiali da sole, forse perchè privo di bulbi oculari. Del film non capisco più o meno niente, ma il sunto è questo: ci sono dei cinesi che si menano in maniera molto raffinata e spettacolare, mentre i giapponesi invadono la Cina. Rompono anche un sacco di mobilio pregiato, gratuitamente e con pestifera soddisfazione. L'amica Valeria, che da tre giorni tenta invano di accaparrarsi il biglietto per il film, dopo aver sentito il mio commento annoiato, tenta di uccidermi per la frustrazione.
Dopo questa tortuosa visione, decido che ho bisogno di distrarmi: mi dirigo perciò verso il malfamato Zoo di Berlino (quello di "Noi, i ragazzi dello") per acquistare della droga (nella foto) ma non trovo una siringa neanche a pagarla.
Insieme ai miei compagni di viaggio visito un bunker risalente all'epoca della guerra fredda, imparando sostanzialmente una cosa: i bunker dovevano puzzare moltissimo, perchè non c'erano docce e avevano solo 4 gabinetti per quattromila persone. Torniamo alla Berlinale sotto una divertentissima tempesta di ghiaccio. Davanti al palazzo è in corso la passerella per la prima di The Grandmaster. Intabarrata nel mio piumino modello Bibendum osservo con gioia maligna le attricette seminude che sorridono marmoree nella tormenta, condannate a broncopolmonite, morte certa e fulminanti attacchi di diarrea con meteorismi dirompenti durante la première. Intanto l'amica Valeria è dispersa da qualche parte sotto la neve, impegnata nell'ennesimo futile tentativo di trovare un biglietto per il film, e so che mi odia sempre più.
A causa delle sue maledizioni rischio di essere investita da un Mammuth, risvegliatosi perchè aveva un po° freddino, mentre mi dirigo alla proiezione della sera: un piacevolissimo film georgiano, una visione di tutto riposo in curdo antico.