
L'impatto è assai meno traumatico del previsto: niente orsi nè lupi ad accoglierci, ma sole e temperature accettabili. Giungiamo al nostro miserando ostello ma, prima di avere accesso alla nostra cella (leggi camera), dobbiamo subire 45 minuti di terrificante spiegazione da parte del pignolissimo teutonico proprietario.
Per non smentire i luoghi comuni sui tedeschi precisini, indulge in dettagli verbosissimi e inutili, pretendendo anche che tutti e 4 noi membri della spedizione ci cimentiamo nell'apertura della porta attraverso un malefico codice.
Andiamo a ritirare l'accredito in Potsdamer Platz, poi ci lanciamo in un tour giapponese serratissimo visitando in due ore tutti i monumenti principali: il monumento alle vittime ebree dell'Olocausto, la Porta di Brandeburgo, il Reichstag...
La temperatura ha intanto iniziato a scendere impercettibilmente. Torniamo all'ostello e, ostentando sicumera, provo ad aprire la porta col diabolico codice. Naturalmente non riesco. Dal nulla, in una nuvola di fumo, si materializza il proprietario che, paonazzo e odoroso di luppolo, puntandomi il dito contro, mi deride scompostamente. Decido di soffocare il disagio nel cibo, buttandomi anche io su birra e Bratwurst (nella foto). Domani ha inizio il Festival! Schivo un pinguino affamato che tenta di azzannarmi una caviglia e mi rifugio in camera.