
Lasciamo Vasco ai birrafondai sentimentali amanti della vita spericolata e del caratteristico e raffinato gesto “a triangolo” che contraddistingue i raffinati live del vecchio grassone, cioe' scusate, del rocker di Zocca.
Che Jovanotti se lo pappino pure quelli che vanno in Chiapas, in Guatemala, a Cuba e nel Biafra a pregare Madre Terra con tanti cuoricini luminosi perche’ dio e’ bello, c’e’ l’amore e siamo tutti fratelli delle piante, lo dice anche Terrence Malick.
Noi alternativi andiamo a sentire i Depeche Mode.
Nella foto: Camilla in un raro scatto del suo periodo dark, durato solo 10 anni.
Dovete sapere che nel mio breve periodo dark, durato solamente dai 15 ai 25 anni, ho avuto anche un consistente momento di adorazione della dark wave anni ’80. Cure, Bauhaus, Joy Division e quella roba li. Non so perche’, ma ai miei tempi venivano inclusi nel manipolo di gruppi che se eri dark dovevi ascoltare per forza anche i Depeche Mode, che sono un po’ sadomaso nell’immagine, ma non hanno molto a che fare con il mondo goth. Ma insomma, io li adoravo.
E del resto chi meglio di Dave Gahan tatuato, sporco, tossico, con i capelli lunghi e il barbone, il gilet di pelle sul petto nudo che neanche Vito Catozzo, la pera di ero ancora nel braccio e la sigaretta penzolante poteva incarnare nell’immaginario comune il ragazzo che tutte le mamme di figlie dark sperano le venga a prendere? (Essendo l’alternativa uno spilungone di 2 metri e 5 per 45 chili, vestito da suora, truccato come Moira Orfei e con i capelli di Animal dei Muppet?)
Se avessi potuto andare a un concerto dei Depeche Mode all’epoca ci avrei messo almeno un mese a scegliere l’abbigliamento e 15 giorni per truccarmi, con tanto di quel cerone in faccia che neanche Rick Baker lo mette alle sue creature dei film horror. Sarei andata davanti ai cancelli alle 9 del mattino per prendere il posto davanti alle transenne, ZONA PRATO, ovvio, e avrei passato la giornata con gente conosciuta a caso sul posto a cantare tutta la discografia dei Depeche, da Speak&Spell a ieri pomeriggio a squarciagola, arrivando afona (e probabilmente ubriaca) al concerto.
E invece adesso che sono anziana, sono ancora qui in ufficio che scrivo per voi, andro’ al concerto vestita con scarpe da tennis e leggings (tenuta comoda, come direbbe la mamma), entrero’ alle 20.58 (tanto ci ho il posto numerato) e la mia principale preoccupazione sara’ accaparrarmi un panino con la salamella dal lurido.
It’s just a question of time.