
Prendi Venezia, ad esempio. Quando va bene ci sono 45 gradi, il 200% di umidita' e plotoni di zanzare grosse come i Black Hawk e assetate come Nosferatu. Qualunque vestito si trasforma istantaneamente in un'uniforme mimetica grazie alle pezze di sudore, mentre i corpi sfiancati dalla calura rosseggiano di mille punture. Quando va male, bisogna affittare una zattera, dormire in palafitta e girare con lo scafandro. Assomigliano tutti a Martin Sheen che emerge dal fango in "Apocalypse Now" e al posto dei capelli circolano caschi di spaghetti scotti. Non molto glamour.
A Berlino si gela, punto. Nevica grigio, tempesta, ci sono branchi di lupi affamati che inseguono gli accreditati, in colbacco e stivali di orso (gli accreditati, non i lupi).
Percio' perche' Cannes avrebbe dovuto essere diverso? In effetti, e' peggio. Siamo al 17 maggio, uno si aspetterebbe che in Costa Azzurra in questa stagione fosse scoppiata l'estate. Invece soffia una bora tremenda, un sole truffaldino si affaccia unicamente per ingannare la gente mentre sceglie l'abbigliamento del giorno, per poi lasciar posto a nuvole apocalittiche nere come la morte. L'escursione termica e' di circa 25 gradi, non tra il giorno e la notte, ma tra un minuto e l'altro. Sono tutti sull'orlo della broncopolmonite e della TBC. Tutto cio' non e' per niente glamour.
Sara' per questo che l'altro giorno ho socializzato con Sean Connery, un homeless sikh vestito come Supermario che sosteneva di essere un ginecologo. Tra la folla di wannabe stars livide di freddo nei loro vestitini sleeveless e vecchie trampolizzate e ghiacciate in attesa di entrare alla proiezione serale, Sean, con il suo turbante e la spessa sua tuta di jeans, era l'unico a suo agio su tutta La Croisette.
Invece che mostrare Nicole Kidman o Di Caprio, spruzzati di spry impermeabile e protetti da invisibili cerate magiche, con i loro capelli incementati, i media dovrebbero dare spazio a gente come Sean Connery, o come me, fradicia, intirizzita, con i capelli di Johnny Rotten la mattina presto, avvolta nel Variety del giorno. Perche' questo e' il vero glamour dei Festival: la gente che soffre. La gente che svuota terrazze colme d'acqua, che viene trascinata via dagli ombrelli come Sherry Bobbins, che scarica casse nella tempesta, che muore di fame e freddo per dare a loro la possibilita' di sculettare in passerella.
Le vittime del Festival, sacrificate in nome del Dio Glamour. Onore e gloria.