
anche quest'anno sono stata abbastanza buona, non troppo, però, insomma, con una laurea in lettere e un dottorato in cinema capisci anche tu che dopo un po' la pazienza finisce e qualche parolaccia di troppo può scappare.
Altrettanto non si può dire del mondo che con me è stato di nuovo piuttosto cattivo. Non ho ancora trovato un lavoro fisso, non sono diventata milionaria, non ho successo internazionale e mi hanno pure rubato il mio amatissimo Macbook Pro e la memoria esterna, con conseguente perdita della mia esistenza intera e identità. Ma in fondo chissenefrega, è la salute quella che conta, infatti soffro di asma e colite croniche.
Ma ecco Babbo, penso nonostante tutto, nonostante la mia intolleranza verso categorie quali anziani, bambini, Peppe Brillo, attrici inutili, persone maleodoranti e ragazze con le ballerine di essermi comportata bene. Ok, potevo evitare di urlare: "Dovete morire tutti quanti subito" tra gli angusti corridoi del Tiger in Cordusio, affollati come un allevamento di galline in batteria. Forse non avrei dovuto prendere in giro gli Anziani che si ostinano a girare film. Non è stato carino suggerire alla Sangalli di riempire Ernesto di yogurt scaduto e poi shakerarlo con violenza per travestirlo da Reagan dell'Esorcista ad Halloween. Però nel complesso non sono andata male. Ho fatto molta beneficenza, ad esempio. Ho aiutato i malati di mente, i disadattati, gli asociali e i pervertiti: cioè, in sostanza, ho trascorso molto tempo con gli amici.
Inoltre, nonostante la mia indigenza e la mia mancanza delle cose basiche per svolgere un'esistenza accettabile nel mondo occidentale, ovvero un lavoro, una casa, un'auto, un Macbook Pro, dieci sedute di depilazione definitiva con il laser, una convenzione per cenare da Gordon Ramsay tutte le sere con insalata di capesante al tartufo e filetto in crosta di foie gras, la collezione completa di Jeffrey Cambpell inverno 2014 (specie quelle sabbia col tacco mogano), un'isola privata, un bulldog, mi limiterò a un’unica, semplicissima richiesta.
Perché vedi, caro Babbo, alle soglie dei trent’anni si inizia a capire cosa conta veramente nella vita. Si comincia a dare peso alle cose veramente importanti. Si smette di stare dietro a dei piccoli capricci materiali, che si esauriranno a breve come fuochi di paglia. Ecco, Babbo, io quest’anno non voglio l’I-pad. Non voglio il tivù superpiatto alta risoluzione. Non ti chiedo di portarmi un set completo di cosmetici di marche costosissime, perché ormai, diciamoci la verità, la pelle quasi trentenne necessita più attenzioni di quelle che un Kiko low-cost può darle. Rinuncerò persino al Macbook Pro in sostituzione di quello sottrattomi illegalmente. No, Babbo adorato, a me non serve tutto questo per essere felice.
Per quest’anno mi basta una carta di credito illimitata.