
Certo, bravi. Son tutti capaci a dire che Alberto Tomba è a suo agio sullo schermo come una trota al Billionaire, che è espressivo come un mucchio di letame e ne ha tutto il carisma, che ogni volta che apre bocca sembra che stia parlando con il suo pene nella doccia. Lo sappiamo che Michelle Hunziker sembra drogata di zuccheri e amfetamine, che emette grida inarticolate come un gibbone e ne conserva anche lo sguardo accigliato. Come dite, la sceneggiatura è stata scritta da un troll sbronzo di sidro con rapide incursioni di Mino Reitano (RIP) dopo un cocktail di viagra e coca? E sostenete pure che sia girato da Renato Brunetta senza cavalletto nè rialzi per guardare in macchina, cosa evidente dalle inquadrature in chiaro stile "pene di segugio". (Ho scritto due volte pene, devo parlarne con l'analista).
Tutto vero. Se non fosse che il compianto Damiano Damiani con questo capolavoro ha voluto rendere omaggio a cent'anni di storia del cinema. E voi, poveri stolti, neanche ve ne siete accorti,
Intanto, l'incipit. La carrozzella che sfugge al controllo della ragazza, sfrecciando come un razzo nei campi pianeggianti non può che essere un coltissimo omaggio al maestro di tutti noi, Sergej M. Eisenstein e alla sua Corazzata. (Resa immortale per quelli come voi da Il secondo tragico Fantozzi).
La Hunziker ferita, il volto bendato, la tumefazione che si intravede sotto le garze: è Occhi senza volto.
Poi: il duello al bar della stazione, con quel gioco di sguardi nello specchio tra Alex e l'assassino, quella corsa alla pistola più veloce del West, quegli spari attraverso il bancone. I piani ravvicinati di rara intensità si alternano ai campi lunghi durante la sparatoria: siamo in pieno Sergio Leone.
Il dialogo immenso tra Alex e Mr. Risotto, che qui riporto fedelmente:
Mr. R.: "Le piace il risotto con le erbette?"
Alex: "Come ha detto, scusi?"
Mr. R.: "Il risotto con l'er-bet-te!"
Alex: "E' il mio piatto pre-fe-ri-to!"
Mr. R.:"Benvenuto tra noi".
È il Lynch più barocco e maestoso, quello di Mulholland Drive e INLAND EMPIRE.
Ma Damiani fa di più. Non pago di snocciolare omaggi ai grandi capolavori del cinema in una collana di fulgide perle, inserisce una vera chicca per cultori: l'omaggio all'effetto Kuleshov. Utilizzando lo stesso frame del volto immutabile di Alex, Damiani riesce di volta in volta a ingannare lo spettatore: ecco che Alex qui è emozionato, qui rabbioso, qui appassionato, qui ha fame e qui gli scappa la pipi, porca vaca. E il frame è sempre lo stesso. Alberto Tomba non muove un muscolo, un ciglio: siamo noi spettatori, poveri sciocchi che ancora, dopo più di un secolo, ci cascano in pieno a soccombere all’incanto dell’attrazione cinematografica.
Datemi retta, non c’è Bazin, Deleuze o Bertetto che tenga: la miglior lezione di storia del cinema che potete augurarvi è una visione di Alex l’Ariete. Porca vaca.