
di Chiara Boscaro
1. Chi sei?
Cominciamo con le domande impossibili? D’accordo.
Mi chiamo Federico Bellini, ho 37 anni e scrivo per il teatro.
2. Da dove arrivi?
Geograficamente, da un piccolo paese dell’Appennino tosco-romagnolo, quattromila anime di cui un migliaio dedite all’alcool. Esistenzialmente, da un errore di mio padre, ma questa è una vicenda piuttosto noiosa anche per gli psicoanalisti.
3. Dove ti fermi, di solito?
Dove trovo qualcosa che mi interessa. O mi riguarda. Magari non in un luogo fisico, ma in un libro, in una frase, nell’immagine di un film.
4. Spiega al lettore medio cosa fai per vivere.
Come ti dicevo, e come sai, scrivo per il teatro. Sono un drammaturgo, nome un po’ altisonante per definire chi si occupa del testo in una messa in scena. Lavoro con e per una compagnia, che si chiama Stabile/Mobile.
5. Ti lascia tempo per altro? Qual è il tuo lato oscuro? Subbuteo? Cucina vegana? Bricolage?
Sì, mi lascia tempo libero, che in genere non occupo con bricolage o cucina vegana. Sono uno sportivo sedentario. Cerco di non perdermi una tappa del Tour de France, ad esempio, soprattutto quelle di alta montagna. In genere mi piace assistere a sport di estrema fatica, ovviamente dal divano. Per rimediare a tanta scelleratezza, faccio spesso una corsetta che, nella mia mente, equivale a una Gran Fondo con tanto di incitamento del pubblico. Anche se, in definitiva, credo che il mio “lato oscuro” più avvincente sia legato ad una forma autistica che credo di aver sviluppato in tenerissima età. La prima cosa che faccio ogni mattina è controllare il tabellino di alcuni giocatori NBA, il basket professionistico statunitense. Credo di saper tutto di alcune statistiche del tutto irrilevanti per la vita comunitaria.
6. Spiega al lettore medio cos’e’ la drammaturgia.
Il lettore medio, questo sconosciuto, mi scuserà se non gli fornisco una definizione accademica. Credo che la drammaturgia abbia a che fare con la produzione del senso di uno spettacolo, quindi, contraddicendomi un pò, non solo con la stesura di un testo. Un costume ha una valenza drammaturgica, così come l’ha ovviamente la regia, le luci, le musiche e tutto quanto serve ad una rappresentazione. In sintesi, credo esista un approccio al teatro che privilegi l’aspetto drammaturgico rispetto, ad esempio, a quello estetico, dove la cosa più rilevante sia stabilire ciò che è necessario a raccontare una storia o veicolare un concetto. Se restassimo all’etimologia del termine drammaturgo, troveremmo invece che indica esclusivamente il compositore di drammi, ruolo che invece, per me, è prevalentemente di dominio dell’autore. Non che il drammaturgo non scriva drammi, ma li scrive in sintonia con il gruppo di persone con cui lavora e, a volte, prendendo a prestito parole di altri; contrariamente all’autore, al quale è chiesto in genere di raccontare il suo mondo, con le sue parole. Spero di essermi vagamente spiegato.
7. Progetti.
Un po’ perché non mi piace l’autopromozione, un po’ perché al momento non è corretto dirlo perché coinvolge altre persone oltre a me, non ti rispondo. Mi scuserai anche tu.
8. Italia sì, Italia no.
Italia sì per lo straordinario potenziale di cui dispone. Italia no per gli ostacoli che tentano in ogni modo di nascondere questo potenziale. Ma resto italiano, per fortuna o purtroppo, come direbbe Gaber. E resto qui.
9. Perché il lettore medio dovrebbe andare a teatro?
Risposta istintiva : perché ci sono ancora persone in carne e ossa che cercano di dire qualcosa. Un grande antidoto al virtuale. Risposta quasi meditata : perché è uno dei pochi luoghi in cui può ancora compiersi un rito. Resto convinto che, nonostante gli annunci funebri in cui si annuncia da anni la sua morte, il teatro resterà uno dei pochi mezzi di comunicazione in grado di sopravvivere, non essendo necessariamente legato ad un supporto tecnologico.
10. Sogno nel cassetto. Qui puoi essere trash.
Sono finiti i cassetti, più che i sogni. Non saprei dove metterli. Ti sembra una risposta abbastanza trash?
11. La tua icona pop. Qui puoi essere super-trash.
Dopo aver visto Spring Breakers tendo a rivalutare pure Britney Spears. Ma spiegami una cosa : Jim Morrison è un’icona pop? E Lucio Battisti? E David Foster Wallace, lo è diventato?
1. Chi sei?
Cominciamo con le domande impossibili? D’accordo.
Mi chiamo Federico Bellini, ho 37 anni e scrivo per il teatro.
2. Da dove arrivi?
Geograficamente, da un piccolo paese dell’Appennino tosco-romagnolo, quattromila anime di cui un migliaio dedite all’alcool. Esistenzialmente, da un errore di mio padre, ma questa è una vicenda piuttosto noiosa anche per gli psicoanalisti.
3. Dove ti fermi, di solito?
Dove trovo qualcosa che mi interessa. O mi riguarda. Magari non in un luogo fisico, ma in un libro, in una frase, nell’immagine di un film.
4. Spiega al lettore medio cosa fai per vivere.
Come ti dicevo, e come sai, scrivo per il teatro. Sono un drammaturgo, nome un po’ altisonante per definire chi si occupa del testo in una messa in scena. Lavoro con e per una compagnia, che si chiama Stabile/Mobile.
5. Ti lascia tempo per altro? Qual è il tuo lato oscuro? Subbuteo? Cucina vegana? Bricolage?
Sì, mi lascia tempo libero, che in genere non occupo con bricolage o cucina vegana. Sono uno sportivo sedentario. Cerco di non perdermi una tappa del Tour de France, ad esempio, soprattutto quelle di alta montagna. In genere mi piace assistere a sport di estrema fatica, ovviamente dal divano. Per rimediare a tanta scelleratezza, faccio spesso una corsetta che, nella mia mente, equivale a una Gran Fondo con tanto di incitamento del pubblico. Anche se, in definitiva, credo che il mio “lato oscuro” più avvincente sia legato ad una forma autistica che credo di aver sviluppato in tenerissima età. La prima cosa che faccio ogni mattina è controllare il tabellino di alcuni giocatori NBA, il basket professionistico statunitense. Credo di saper tutto di alcune statistiche del tutto irrilevanti per la vita comunitaria.
6. Spiega al lettore medio cos’e’ la drammaturgia.
Il lettore medio, questo sconosciuto, mi scuserà se non gli fornisco una definizione accademica. Credo che la drammaturgia abbia a che fare con la produzione del senso di uno spettacolo, quindi, contraddicendomi un pò, non solo con la stesura di un testo. Un costume ha una valenza drammaturgica, così come l’ha ovviamente la regia, le luci, le musiche e tutto quanto serve ad una rappresentazione. In sintesi, credo esista un approccio al teatro che privilegi l’aspetto drammaturgico rispetto, ad esempio, a quello estetico, dove la cosa più rilevante sia stabilire ciò che è necessario a raccontare una storia o veicolare un concetto. Se restassimo all’etimologia del termine drammaturgo, troveremmo invece che indica esclusivamente il compositore di drammi, ruolo che invece, per me, è prevalentemente di dominio dell’autore. Non che il drammaturgo non scriva drammi, ma li scrive in sintonia con il gruppo di persone con cui lavora e, a volte, prendendo a prestito parole di altri; contrariamente all’autore, al quale è chiesto in genere di raccontare il suo mondo, con le sue parole. Spero di essermi vagamente spiegato.
7. Progetti.
Un po’ perché non mi piace l’autopromozione, un po’ perché al momento non è corretto dirlo perché coinvolge altre persone oltre a me, non ti rispondo. Mi scuserai anche tu.
8. Italia sì, Italia no.
Italia sì per lo straordinario potenziale di cui dispone. Italia no per gli ostacoli che tentano in ogni modo di nascondere questo potenziale. Ma resto italiano, per fortuna o purtroppo, come direbbe Gaber. E resto qui.
9. Perché il lettore medio dovrebbe andare a teatro?
Risposta istintiva : perché ci sono ancora persone in carne e ossa che cercano di dire qualcosa. Un grande antidoto al virtuale. Risposta quasi meditata : perché è uno dei pochi luoghi in cui può ancora compiersi un rito. Resto convinto che, nonostante gli annunci funebri in cui si annuncia da anni la sua morte, il teatro resterà uno dei pochi mezzi di comunicazione in grado di sopravvivere, non essendo necessariamente legato ad un supporto tecnologico.
10. Sogno nel cassetto. Qui puoi essere trash.
Sono finiti i cassetti, più che i sogni. Non saprei dove metterli. Ti sembra una risposta abbastanza trash?
11. La tua icona pop. Qui puoi essere super-trash.
Dopo aver visto Spring Breakers tendo a rivalutare pure Britney Spears. Ma spiegami una cosa : Jim Morrison è un’icona pop? E Lucio Battisti? E David Foster Wallace, lo è diventato?