
di Chiara Boscaro
Questa settimana posto il mercoledì perché, udite udite, cari Lettori Medi, ho passato gli ultimi giorni a Bucarest, e per quanto vi voglia bene, cari Lettori Medi, il roaming dati mi sarebbe costato molto di più di tutto l’amore e la gioia di vivere che mi date ogni settimana. Perché Bucarest? Perché c’è il secondo edificio più grande al mondo, perché è una città con una notevole nightlife e perché ero chiamata a svolgere un compito piuttosto impegnativo. Quello di groupie e consulente di immagine dell’intervistato di oggi, Marco Di Stefano, autore e regista teatrale. Un suo testo, Mattatoio, è stato tradotto e messo in scena da una compagnia di Bucarest, appunto, e lunedì è andato in scena presso il teatro Nottara. Tra interviste, istituti di cultura, applausi, pope ortodossi che provano a far passare icone da 100 chili come bagaglio a mano, sold out e differenze di sistema teatrale piuttosto sostanziali (lì la gente va più a teatro che al cinema, udite udite). Non mi dilungherò sull’intervistato in questione. Molti di voi sapranno che in questa situazione il conflitto di interessi mi attanaglia. Sappiate solo che ha affrontato le platee internazionali con un look trasandato-chic-intellettual-decadente molto apprezzato dai locali.
Ma passiamo all’intervista.
1. Facciamo finta di non conoscerci. Chi sei?
Marco Di Stefano.
2. Da dove vieni?
In questo momento sono appena tornato da Bucarest.
3. Perché?
Perché la Ursus Nera è una gran birra. E perché sono andato al Teatro Nottara a vedere la messa in scena romena di un mio testo, Mattatoio, prodotto dalla DOTSPOT MEDIA. E già che ci sono ne approfitto per ringraziare Ioana Visalon (traduttrice e attrice), Aura Calarasu Hasnas (attrice), Madalina Turcanu (regista), Victor Luca Grecu che ha curato la parte video e Studio Cabal per i costumi. Li ringrazio per il lavoro fatto sul mio testo, ma anche per avermi (averci) fatto sentire a casa. E grazie all'istituto Italiano di Cultura di Bucarest che ci ha ospitati.
4. Cosa fai? Di lavoro vero?
Il cuoco. Anche se di lavoro vero dicono io faccia il regista e l'autore teatrale.
5. Cos'è il teatro?
Sto cercando di scoprirlo. Di sicuro è uno degli ultimi luoghi dove una comunità può incontrarsi e riflettere sul proprio passato, presente, futuro.
6. Cosa farai nel prossimo futuro? Con chi?
Uno spettacolo sulla storia del TAV e la Valsusa. Lo faccio con la mia compagnia, La Confraternita del Chianti (n.d.r. sito www.laconfraternitadelchianti.eu). Cioè Valeria Costantin, Giovanni Gioia, Marco Pezza, Diego Runko e Giulia Versari. E una drammaturga che scrive anche bellissime interviste su un blog.
Con noi anche i Garabombo delle Risse: Domenico Ferrari e Alessandro Pozzetti. (Auto)produzione faraonica.
7. Esprimi un desiderio.
Sono un ragazzo semplice: la pace nel mondo.
8. Cosa ti fa paura?
La mediocrità.
9. Una cosa che hai imparato dagli altri.
Che per fare bene il proprio lavoro bisogna progettare a lungo termine, avere una compagnia stabile con persone che stimi e collaborare con altre compagnie sia come singolo che come gruppo. Altrimenti si smette di imparare.
10. Una cosa che mi regalerai entro l'anno (un viaggio sarebbe meraviglioso).
Ok, volevo farti una sorpresa, ma visto che insisti... Ho preso due biglietti per...
Questa settimana posto il mercoledì perché, udite udite, cari Lettori Medi, ho passato gli ultimi giorni a Bucarest, e per quanto vi voglia bene, cari Lettori Medi, il roaming dati mi sarebbe costato molto di più di tutto l’amore e la gioia di vivere che mi date ogni settimana. Perché Bucarest? Perché c’è il secondo edificio più grande al mondo, perché è una città con una notevole nightlife e perché ero chiamata a svolgere un compito piuttosto impegnativo. Quello di groupie e consulente di immagine dell’intervistato di oggi, Marco Di Stefano, autore e regista teatrale. Un suo testo, Mattatoio, è stato tradotto e messo in scena da una compagnia di Bucarest, appunto, e lunedì è andato in scena presso il teatro Nottara. Tra interviste, istituti di cultura, applausi, pope ortodossi che provano a far passare icone da 100 chili come bagaglio a mano, sold out e differenze di sistema teatrale piuttosto sostanziali (lì la gente va più a teatro che al cinema, udite udite). Non mi dilungherò sull’intervistato in questione. Molti di voi sapranno che in questa situazione il conflitto di interessi mi attanaglia. Sappiate solo che ha affrontato le platee internazionali con un look trasandato-chic-intellettual-decadente molto apprezzato dai locali.
Ma passiamo all’intervista.
1. Facciamo finta di non conoscerci. Chi sei?
Marco Di Stefano.
2. Da dove vieni?
In questo momento sono appena tornato da Bucarest.
3. Perché?
Perché la Ursus Nera è una gran birra. E perché sono andato al Teatro Nottara a vedere la messa in scena romena di un mio testo, Mattatoio, prodotto dalla DOTSPOT MEDIA. E già che ci sono ne approfitto per ringraziare Ioana Visalon (traduttrice e attrice), Aura Calarasu Hasnas (attrice), Madalina Turcanu (regista), Victor Luca Grecu che ha curato la parte video e Studio Cabal per i costumi. Li ringrazio per il lavoro fatto sul mio testo, ma anche per avermi (averci) fatto sentire a casa. E grazie all'istituto Italiano di Cultura di Bucarest che ci ha ospitati.
4. Cosa fai? Di lavoro vero?
Il cuoco. Anche se di lavoro vero dicono io faccia il regista e l'autore teatrale.
5. Cos'è il teatro?
Sto cercando di scoprirlo. Di sicuro è uno degli ultimi luoghi dove una comunità può incontrarsi e riflettere sul proprio passato, presente, futuro.
6. Cosa farai nel prossimo futuro? Con chi?
Uno spettacolo sulla storia del TAV e la Valsusa. Lo faccio con la mia compagnia, La Confraternita del Chianti (n.d.r. sito www.laconfraternitadelchianti.eu). Cioè Valeria Costantin, Giovanni Gioia, Marco Pezza, Diego Runko e Giulia Versari. E una drammaturga che scrive anche bellissime interviste su un blog.
Con noi anche i Garabombo delle Risse: Domenico Ferrari e Alessandro Pozzetti. (Auto)produzione faraonica.
7. Esprimi un desiderio.
Sono un ragazzo semplice: la pace nel mondo.
8. Cosa ti fa paura?
La mediocrità.
9. Una cosa che hai imparato dagli altri.
Che per fare bene il proprio lavoro bisogna progettare a lungo termine, avere una compagnia stabile con persone che stimi e collaborare con altre compagnie sia come singolo che come gruppo. Altrimenti si smette di imparare.
10. Una cosa che mi regalerai entro l'anno (un viaggio sarebbe meraviglioso).
Ok, volevo farti una sorpresa, ma visto che insisti... Ho preso due biglietti per...