di Chiara Boscaro
Partiamo da un presupposto. Per me il teatro è una droga. Non lo dico perché mi fingo intellettuale veterocomunista, veterofemminista e anche un po’ terzomondista. Lo dico perché proprio non ce la faccio, vedo teatro anche quando e dove non c’è. È più forte di me. Figuriamoci dopo tre giorni di IT Festival (ne parlavamo già la settimana scorsa, quella cosa del teatro indipendente milanese, quella cosa con migliaia di persone che fanno la fila - non per lo stadio, ma - per uno spettacolo, quella cosa che ha riempito di bambini, mamme ansiose, artisti disadattati, curiosi e festaioli la Fabbrica del Vapore per tutto lo scorso weekend, insomma, quella cosa là).
Io il teatro lo vedo:
Negli ascensori stretti. Quando salgo con uno sconosciuto e facciamo di tutto per non sfiorarci, non parlarci non guardarci.
Nelle strategie promozionali dei mercatari.
In metropolitana, sempre.
Nelle grandi cene di famiglia.
In fila in posta.
Alle sfilate di moda. Soprattutto nel backstage.
Nelle tartine dei rinfreschi un po’ formali.
Quando mia nonna parla in milanese con le sue amiche.
All’università.
Dal parrucchiere.
Quando c'è da fare una valigia e deve stare sotto i 10 kg.
Quando accendo la TV e c’è il Papa che parla.
Nei talk-show.
Quando c’è dell’imbarazzo.
Alle pizzate delle medie.
Davanti ai vigili.
Davanti al frigo vuoto, e sono le due del mattino, e non ho cenato.
Oddio, talvolta lo vedo anche in quei posti col palco e le poltroncine.
#soloperoggi non mi vergogno quando mi chiedono che lavoro faccio
Partiamo da un presupposto. Per me il teatro è una droga. Non lo dico perché mi fingo intellettuale veterocomunista, veterofemminista e anche un po’ terzomondista. Lo dico perché proprio non ce la faccio, vedo teatro anche quando e dove non c’è. È più forte di me. Figuriamoci dopo tre giorni di IT Festival (ne parlavamo già la settimana scorsa, quella cosa del teatro indipendente milanese, quella cosa con migliaia di persone che fanno la fila - non per lo stadio, ma - per uno spettacolo, quella cosa che ha riempito di bambini, mamme ansiose, artisti disadattati, curiosi e festaioli la Fabbrica del Vapore per tutto lo scorso weekend, insomma, quella cosa là).
Io il teatro lo vedo:
Negli ascensori stretti. Quando salgo con uno sconosciuto e facciamo di tutto per non sfiorarci, non parlarci non guardarci.
Nelle strategie promozionali dei mercatari.
In metropolitana, sempre.
Nelle grandi cene di famiglia.
In fila in posta.
Alle sfilate di moda. Soprattutto nel backstage.
Nelle tartine dei rinfreschi un po’ formali.
Quando mia nonna parla in milanese con le sue amiche.
All’università.
Dal parrucchiere.
Quando c'è da fare una valigia e deve stare sotto i 10 kg.
Quando accendo la TV e c’è il Papa che parla.
Nei talk-show.
Quando c’è dell’imbarazzo.
Alle pizzate delle medie.
Davanti ai vigili.
Davanti al frigo vuoto, e sono le due del mattino, e non ho cenato.
Oddio, talvolta lo vedo anche in quei posti col palco e le poltroncine.
#soloperoggi non mi vergogno quando mi chiedono che lavoro faccio