
di Chiara Boscaro
1.Come ti chiami? E allora perché lo pseudonimo?
Mi chiamo Diego. Michelangelo Zeno non è uno pseudonimo, è un eteronimo. Cioè è un nome inventato a cui corrisponde anche una biografia inventata. Sono tutto matto.
2. Da dove arrivi?
Da un posto sperduto sulle montagne piemontesi che si chiama Agarla. Un posto dove la gente ti ammazzava se giocavi l’asso in prima mano.
3. Dove vai?
Finite le repliche del Piccolo Eyolf vado in vacanza. Nel senso che starò a Milano evitando di avere un numero eccessivo di impegni.
4. Cos'è Famiglia Mastorna?
La Famiglia Mastorna è una compagnia teatrale nata col preciso compito di farvi sbudellare di risate, di noia e di irritazione.
5. Cosa fa Famiglia Mastorna?
Facciamo spettacoli teatrali. Esploriamo linguaggi nuovi, approfondiamo conoscenze, trivelliamo il terreno alla ricerca di nuovi tesori e portiamo alla luce materiale grezzo da modellare.
6. Cos'è "Il Piccolo Eyolf"?
Il Piccolo Eyolf – The Original Son è il terzo spettacolo della compagnia. Siamo partiti dal testo di Ibsen, abbiamo fatto un po’ di strada insieme a lui, poi lo abbiamo abbandonato ed è nata questa creatura.
7. Dove lo posso vedere?
È stato in scena allo Spazio Tertulliano di Milano fino a domenica.
8. Cosa vuol dire riscrivere "un classico"? Tu come hai fatto?
Ma sai, riscrivere un classico non è una cosa che a me interessa molto. Credo che sia un’operazione abbastanza pallosa. Quindi semplicemente partendo da un classico penso a delle linee di lavoro adatte che coinvolgano i corpi, l’uso delle voci, l’uso dei suoni, delle luci – e naturalmente anche il testo. Ma la messinscena non è subordinata a un lavoro di riscrittura. Penso a portare in luce tutto quello che mi sembra interessante con ogni strumento che il teatro mette a disposizione. NeL’Amore delle Pietre (cioè Quartett di Heiner Muller) ho usato la proiezione video: cosa che non avrei mai pensato di usare in vita mia, però sono riuscito ad usarla in maniera evocativa e non descrittiva, e questo è successo in maniera abbastanza naturale. Questo per dire che l’aspetto formale in quello che facciamo è tutto, ed anche il testo viene utilizzato come oggetto formale. Ad ogni modo nello specifico del Piccolo Eyolf, ho sintetizzato tutto per i due personaggi principali: la classica coppia ibseniana attorno a cui ruota tutto. E non l’ho fatto per non pagare l’agibilità a sette attori, ma l’ho fatto perché ho pensato davvero che fosse la soluzione di messinscena migliore (o comunque se non è proprio la migliore è quella che mi piace di più).
9. Oddio, che cos'è poi "un classico"?
È un liceo.
10. Vabbè, adesso però parliamo di cose importanti. Chi vince i mondiali?
Prima dell’infortunio di Suarez avrei detto l’Uruguay. A questo punto temo una banalissima vittoria del Brasile.
1.Come ti chiami? E allora perché lo pseudonimo?
Mi chiamo Diego. Michelangelo Zeno non è uno pseudonimo, è un eteronimo. Cioè è un nome inventato a cui corrisponde anche una biografia inventata. Sono tutto matto.
2. Da dove arrivi?
Da un posto sperduto sulle montagne piemontesi che si chiama Agarla. Un posto dove la gente ti ammazzava se giocavi l’asso in prima mano.
3. Dove vai?
Finite le repliche del Piccolo Eyolf vado in vacanza. Nel senso che starò a Milano evitando di avere un numero eccessivo di impegni.
4. Cos'è Famiglia Mastorna?
La Famiglia Mastorna è una compagnia teatrale nata col preciso compito di farvi sbudellare di risate, di noia e di irritazione.
5. Cosa fa Famiglia Mastorna?
Facciamo spettacoli teatrali. Esploriamo linguaggi nuovi, approfondiamo conoscenze, trivelliamo il terreno alla ricerca di nuovi tesori e portiamo alla luce materiale grezzo da modellare.
6. Cos'è "Il Piccolo Eyolf"?
Il Piccolo Eyolf – The Original Son è il terzo spettacolo della compagnia. Siamo partiti dal testo di Ibsen, abbiamo fatto un po’ di strada insieme a lui, poi lo abbiamo abbandonato ed è nata questa creatura.
7. Dove lo posso vedere?
È stato in scena allo Spazio Tertulliano di Milano fino a domenica.
8. Cosa vuol dire riscrivere "un classico"? Tu come hai fatto?
Ma sai, riscrivere un classico non è una cosa che a me interessa molto. Credo che sia un’operazione abbastanza pallosa. Quindi semplicemente partendo da un classico penso a delle linee di lavoro adatte che coinvolgano i corpi, l’uso delle voci, l’uso dei suoni, delle luci – e naturalmente anche il testo. Ma la messinscena non è subordinata a un lavoro di riscrittura. Penso a portare in luce tutto quello che mi sembra interessante con ogni strumento che il teatro mette a disposizione. NeL’Amore delle Pietre (cioè Quartett di Heiner Muller) ho usato la proiezione video: cosa che non avrei mai pensato di usare in vita mia, però sono riuscito ad usarla in maniera evocativa e non descrittiva, e questo è successo in maniera abbastanza naturale. Questo per dire che l’aspetto formale in quello che facciamo è tutto, ed anche il testo viene utilizzato come oggetto formale. Ad ogni modo nello specifico del Piccolo Eyolf, ho sintetizzato tutto per i due personaggi principali: la classica coppia ibseniana attorno a cui ruota tutto. E non l’ho fatto per non pagare l’agibilità a sette attori, ma l’ho fatto perché ho pensato davvero che fosse la soluzione di messinscena migliore (o comunque se non è proprio la migliore è quella che mi piace di più).
9. Oddio, che cos'è poi "un classico"?
È un liceo.
10. Vabbè, adesso però parliamo di cose importanti. Chi vince i mondiali?
Prima dell’infortunio di Suarez avrei detto l’Uruguay. A questo punto temo una banalissima vittoria del Brasile.