
di Chiara Boscaro
So che non dovrei farlo perché è conflitto d’interessi ecc. ecc., e poi è melenso e quando mi sdilinquisco e perdo il sense of humour ecc. ecc., ma voglio condividere con te una cosa bella che mi è capitata, caro il mio Lettore Medio (tra l’altro, non sarebbe il caso di conoscerci, ormai? Un caffè, un aperitivo, niente di impegnativo, sono pure fidanzata…). In questo periodo mi capita abbastanza di essere coinvolta in progetti che hanno a che fare con l’Europa. Mi capita… diciamo che sto cercando elegantemente un modo per sopravvivere facendo quello che so fare, senza andare a scrivere le battute a Maria De Filippi (con tutto il rispetto per i suoi autori, ci vuole del coraggio). Comunque, senza divagare troppo, sono appena rincasata dopo una settimana piuttosto challenging con una cinquantina di ragazzi tra i sedici e i diciotto anni, provenienti da Italia, Romania, Finlandia, Estonia e Islanda. Il progetto è quello di Drums for Peace, un network di partners europei che da diversi anni organizza scambi internazionali per ragazzi su base fondamentalmente artistica. Funziona così. Si portano tutti i ragazzi in un posto semi-isolato dove siano costretti a socializzare tra loro o con le capre, si sceglie un tema, si chiamano quattro artisti-insegnanti e si organizzano workshop di diverse discipline. In questo caso teatro, danza, stomp e canto. Alla fine c’è una performance pubblica, in cui vengono mostrati i materiali prodotti dai ragazzi nel corso della settimana. Evidentemente il risultato artistico è la cosa meno importante, ma intanto si parla d’arte, e non è poco. Si parla inglese, si condividono cibarie e rapper nazionali, si amoreggia (se capita). A questo servono gli scambi, no? Però sì, è la scoperta dell’acqua calda. I ragazzi hanno la possibilità di superare tutte le idiozie nazionalistiche che ci sono toccate nell’ultimo periodo elettorale partendo dalle basi. Giocando a calcetto. Limonando. Inventando false-friends in un inglese molto più avanzato del mio. Tutto questo è molto cheesy, lo so. Io però ti avevo avvertito, caro il mio Lettore Medio.
Ma questo caffè?
So che non dovrei farlo perché è conflitto d’interessi ecc. ecc., e poi è melenso e quando mi sdilinquisco e perdo il sense of humour ecc. ecc., ma voglio condividere con te una cosa bella che mi è capitata, caro il mio Lettore Medio (tra l’altro, non sarebbe il caso di conoscerci, ormai? Un caffè, un aperitivo, niente di impegnativo, sono pure fidanzata…). In questo periodo mi capita abbastanza di essere coinvolta in progetti che hanno a che fare con l’Europa. Mi capita… diciamo che sto cercando elegantemente un modo per sopravvivere facendo quello che so fare, senza andare a scrivere le battute a Maria De Filippi (con tutto il rispetto per i suoi autori, ci vuole del coraggio). Comunque, senza divagare troppo, sono appena rincasata dopo una settimana piuttosto challenging con una cinquantina di ragazzi tra i sedici e i diciotto anni, provenienti da Italia, Romania, Finlandia, Estonia e Islanda. Il progetto è quello di Drums for Peace, un network di partners europei che da diversi anni organizza scambi internazionali per ragazzi su base fondamentalmente artistica. Funziona così. Si portano tutti i ragazzi in un posto semi-isolato dove siano costretti a socializzare tra loro o con le capre, si sceglie un tema, si chiamano quattro artisti-insegnanti e si organizzano workshop di diverse discipline. In questo caso teatro, danza, stomp e canto. Alla fine c’è una performance pubblica, in cui vengono mostrati i materiali prodotti dai ragazzi nel corso della settimana. Evidentemente il risultato artistico è la cosa meno importante, ma intanto si parla d’arte, e non è poco. Si parla inglese, si condividono cibarie e rapper nazionali, si amoreggia (se capita). A questo servono gli scambi, no? Però sì, è la scoperta dell’acqua calda. I ragazzi hanno la possibilità di superare tutte le idiozie nazionalistiche che ci sono toccate nell’ultimo periodo elettorale partendo dalle basi. Giocando a calcetto. Limonando. Inventando false-friends in un inglese molto più avanzato del mio. Tutto questo è molto cheesy, lo so. Io però ti avevo avvertito, caro il mio Lettore Medio.
Ma questo caffè?