
di Chiara Boscaro
Sono tempi in cui si parla di giovani strXXXi. Il giovane strXXXo è cresciuto con un’aspettativa di vita più alta dei suoi genitori, un’aspettativa di reddito più alta dei suoi genitori, un’aspettativa “sociale” più alta dei suoi genitori. Siamo figli degli anni ’70-’80-’90, insomma. Siamo quelli laureati ma senza lavoro, per capire. Il giovane strXXXo tipicamente spera di trovare una realizzazione nel lavoro, aspetta di trovare una realizzazione nel lavoro per farsi una famiglia, e alla fine fa un figlio per caso perché tanto se no non lo farebbe. Ora non parlerò di flessibilità perché non voglio intristirvi. In realtà volevo parlarvi di un’altra cosa, ma mi sono persa via. Di recente mi hanno contattata per un lavoro di responsabilità. Coordinare un progetto artistico. Dico “figo” e accetto, anche se i soldi non sono molti, anche se mi chiedono di entrare a progetto iniziato e rinunciare a fare delle scelte (già fatte da altri) che mi semplificherebbero la vita (e le scelte fatte da altri invece la vita non me la semplificano). Ma va bene. Mi hanno contattata loro, dico, comunque dimostrano una certa fiducia nella mia professionalità. Forse è per questo che non mi hanno chiesto un curriculum. Forse è per questo che quando arrivo al primo incontro con gli organizzatori mi dicono ciao e mi danno del tu, e io non conosco nessuno in quella stanza. Forse è per questo che mi dicono che l’ultimo che ha svolto questo incarico era maschio, aveva vent’anni più di me e aveva la palle. Forse è per questo che mi dicono che gli altri del progetto fanno un po’ di testa loro, e non devo offendermi se non mi ascolteranno tanto. Forse è per questo che mi trattano come se non sapessi fare il mio lavoro. Forse è per questo se a un certo punto se ne vanno perché hanno cose più importanti da fare, e poi entra una signora che lavora lì e mi fa “posso chiedere a te?” (ci tengo a precisare che questa signora non l’avevo mai vista in vita mia). Ma io sono solo una giovane strXXXa, non posso aiutarla. In realtà però volevo parlarvi di un’altra cosa ancora. Questo weekend c’è IT festival, il festival dei giovani strXXXi teatranti milanesi. Sì, anche stavolta sono in conflitto d’interessi perché partecipo anch’io, in quanto giovane strXXXa teatrante milanese, ma tant’è, il conflitto d’interessi non è ancora reato, da che mi risulti. Venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 Maggio tu, Lettore Medio, potrai deliziarti con la totale orizzontalità artistica e democratica di 100 e passa compagnie teatrali milanesi. Se ti stai chiedendo anche tu se ci sono così tanti giovani strXXXi a Milano, non sei l’unico, ma vuoi perderti l’occasione di conoscerne qualcuno? Almeno dal punto di vista antropologico? Funziona più o meno così. Il biglietto costa poco (5 euri, cosa costa 5 euri, a Milano???). Dentro ci sono un sacco di spettacoli corti (20 minuti) in un sacco di spazi diversi (8, credo). 20 minuti è una durata giusta, Lettore Medio, non fai in tempo a romperti le balle così tanto, e invece se ti piace ti lascia la bava insoddisfatta alla bocca, e te la tieni. E ti puoi bere anche un sacco di birrette. Insomma, il Paradiso. Ecco, questo volevo dire. E che mia madre si commuove quando parlano di me sul giornale del paese. Quando al mio paese si accorgono che sono una giovane strXXXa.
Sono tempi in cui si parla di giovani strXXXi. Il giovane strXXXo è cresciuto con un’aspettativa di vita più alta dei suoi genitori, un’aspettativa di reddito più alta dei suoi genitori, un’aspettativa “sociale” più alta dei suoi genitori. Siamo figli degli anni ’70-’80-’90, insomma. Siamo quelli laureati ma senza lavoro, per capire. Il giovane strXXXo tipicamente spera di trovare una realizzazione nel lavoro, aspetta di trovare una realizzazione nel lavoro per farsi una famiglia, e alla fine fa un figlio per caso perché tanto se no non lo farebbe. Ora non parlerò di flessibilità perché non voglio intristirvi. In realtà volevo parlarvi di un’altra cosa, ma mi sono persa via. Di recente mi hanno contattata per un lavoro di responsabilità. Coordinare un progetto artistico. Dico “figo” e accetto, anche se i soldi non sono molti, anche se mi chiedono di entrare a progetto iniziato e rinunciare a fare delle scelte (già fatte da altri) che mi semplificherebbero la vita (e le scelte fatte da altri invece la vita non me la semplificano). Ma va bene. Mi hanno contattata loro, dico, comunque dimostrano una certa fiducia nella mia professionalità. Forse è per questo che non mi hanno chiesto un curriculum. Forse è per questo che quando arrivo al primo incontro con gli organizzatori mi dicono ciao e mi danno del tu, e io non conosco nessuno in quella stanza. Forse è per questo che mi dicono che l’ultimo che ha svolto questo incarico era maschio, aveva vent’anni più di me e aveva la palle. Forse è per questo che mi dicono che gli altri del progetto fanno un po’ di testa loro, e non devo offendermi se non mi ascolteranno tanto. Forse è per questo che mi trattano come se non sapessi fare il mio lavoro. Forse è per questo se a un certo punto se ne vanno perché hanno cose più importanti da fare, e poi entra una signora che lavora lì e mi fa “posso chiedere a te?” (ci tengo a precisare che questa signora non l’avevo mai vista in vita mia). Ma io sono solo una giovane strXXXa, non posso aiutarla. In realtà però volevo parlarvi di un’altra cosa ancora. Questo weekend c’è IT festival, il festival dei giovani strXXXi teatranti milanesi. Sì, anche stavolta sono in conflitto d’interessi perché partecipo anch’io, in quanto giovane strXXXa teatrante milanese, ma tant’è, il conflitto d’interessi non è ancora reato, da che mi risulti. Venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 Maggio tu, Lettore Medio, potrai deliziarti con la totale orizzontalità artistica e democratica di 100 e passa compagnie teatrali milanesi. Se ti stai chiedendo anche tu se ci sono così tanti giovani strXXXi a Milano, non sei l’unico, ma vuoi perderti l’occasione di conoscerne qualcuno? Almeno dal punto di vista antropologico? Funziona più o meno così. Il biglietto costa poco (5 euri, cosa costa 5 euri, a Milano???). Dentro ci sono un sacco di spettacoli corti (20 minuti) in un sacco di spazi diversi (8, credo). 20 minuti è una durata giusta, Lettore Medio, non fai in tempo a romperti le balle così tanto, e invece se ti piace ti lascia la bava insoddisfatta alla bocca, e te la tieni. E ti puoi bere anche un sacco di birrette. Insomma, il Paradiso. Ecco, questo volevo dire. E che mia madre si commuove quando parlano di me sul giornale del paese. Quando al mio paese si accorgono che sono una giovane strXXXa.