
EFFETTO NOTTE
Dovrei denunciare il cinema per stalking. Non il cinema nel senso del Plinius in centro o del megamultiplexsala in periferia, ma il cinema inteso come settima arte. Da un po' di anni, infatti, mi perseguita in tutte le salse. L'ho studiato all'università e ho fatto dei cortometraggi: di conseguenza mi sono ritrovata circondata esclusivamente da amici cinefili all'ultimo stadio. Per colmo di sventura, mi sono fidanzata con un critico e, infine, ho iniziato a scrivere per una rivista di cinema online (www.i-filmsonline.com).
"Ma che bello", direte voi, "poter seguire le proprie passioni". Invece no. E' un incubo. Le mie vacanze sono predefinite in base ai calendari dei Festival: Lido di Venezia, Torino, il simpaticissimo soggiorno berlinese a febbraio (previsti meno 20 gradi e branchi di lupi affamati).
Ogni occasione di socializzazione tra persone "normali" si trasforma in un interrogatorio monotematico: "Hai visto quel film? Lo consigli? E quell'altro? E' bello? Cosa c'è al cinema? Come ti pare l'ultimo film di Tarantino? Cosa potrei far vedere alla mia ragazza appassionata di danza? E a mio figlio di 8 anni, fan dei mostri di gomma? E a mia nonna sanculotta che le piace Robert Redford, ha paura degli horror e le commedie la fanno incazzare?" Un orrendo cul-de-sac da cui si esce solo fuggendo dalla finestra del retro, sudati e devastati nell'anima.
Ma le serate tra amici "dell'ambiente" sono anche peggiori. Si parla esclusivamente di registi dell'Europa post-comunista, gente tranquilla che fa film di sette ore in cui ruminano delle mucche, o, alternativamente, di pazzi sanguinari dell'estremo oriente che si dilettano a torturare ogni forma di essere vivente, dalle monere agli yak tibetani. Il leit-motiv è "Ma come, non conosci Park mink-Suk, il celebre regista sudcoreano morto di autocombustione dopo aver girato il suo unico film, il capolavoro Sedie, la toccante storia di un gruppo di sedie che prima stanno ferme due ore specchiandosi nell'acqua del fiumiciattolo e poi uccidono un'anatra?" Al malcapitato ignorante che non ha mai sentito parlare di Sedie tocca ovviamente il disprezzo del gruppo, sputi in faccia compresi.
I momenti ludici sono, se possibile, ancora più agghiaccianti. Invece di giocare a Monopoli o a briscola, il gruppo cinefilo si cimenterà infatti con il gioco del "Morandini", sorteggiando dal celebre dizionario del cinema dei titoli a caso di cui il concorrente dovrà elencare regista, anno, protagonisti eccetera sino a giungere al nerdismo galoppante della categoria "il voto di Morando".
Insomma, il cinema mi perseguita, rovinandomi la vita da anni. Vorrei tanto essere uno spettatore medio, andare in sala per rilassarmi, farmi quattro risate e abbuffarmi di popcorn burrosi. Ma purtroppo sono costretta a frequentare anteprime, festival e pericolosi psicopatici, pronti a uccidere chi non condividesse la loro classifica dei film del decennio.
Questo è il mio dramma. Aiutatemi.
Dovrei denunciare il cinema per stalking. Non il cinema nel senso del Plinius in centro o del megamultiplexsala in periferia, ma il cinema inteso come settima arte. Da un po' di anni, infatti, mi perseguita in tutte le salse. L'ho studiato all'università e ho fatto dei cortometraggi: di conseguenza mi sono ritrovata circondata esclusivamente da amici cinefili all'ultimo stadio. Per colmo di sventura, mi sono fidanzata con un critico e, infine, ho iniziato a scrivere per una rivista di cinema online (www.i-filmsonline.com).
"Ma che bello", direte voi, "poter seguire le proprie passioni". Invece no. E' un incubo. Le mie vacanze sono predefinite in base ai calendari dei Festival: Lido di Venezia, Torino, il simpaticissimo soggiorno berlinese a febbraio (previsti meno 20 gradi e branchi di lupi affamati).
Ogni occasione di socializzazione tra persone "normali" si trasforma in un interrogatorio monotematico: "Hai visto quel film? Lo consigli? E quell'altro? E' bello? Cosa c'è al cinema? Come ti pare l'ultimo film di Tarantino? Cosa potrei far vedere alla mia ragazza appassionata di danza? E a mio figlio di 8 anni, fan dei mostri di gomma? E a mia nonna sanculotta che le piace Robert Redford, ha paura degli horror e le commedie la fanno incazzare?" Un orrendo cul-de-sac da cui si esce solo fuggendo dalla finestra del retro, sudati e devastati nell'anima.
Ma le serate tra amici "dell'ambiente" sono anche peggiori. Si parla esclusivamente di registi dell'Europa post-comunista, gente tranquilla che fa film di sette ore in cui ruminano delle mucche, o, alternativamente, di pazzi sanguinari dell'estremo oriente che si dilettano a torturare ogni forma di essere vivente, dalle monere agli yak tibetani. Il leit-motiv è "Ma come, non conosci Park mink-Suk, il celebre regista sudcoreano morto di autocombustione dopo aver girato il suo unico film, il capolavoro Sedie, la toccante storia di un gruppo di sedie che prima stanno ferme due ore specchiandosi nell'acqua del fiumiciattolo e poi uccidono un'anatra?" Al malcapitato ignorante che non ha mai sentito parlare di Sedie tocca ovviamente il disprezzo del gruppo, sputi in faccia compresi.
I momenti ludici sono, se possibile, ancora più agghiaccianti. Invece di giocare a Monopoli o a briscola, il gruppo cinefilo si cimenterà infatti con il gioco del "Morandini", sorteggiando dal celebre dizionario del cinema dei titoli a caso di cui il concorrente dovrà elencare regista, anno, protagonisti eccetera sino a giungere al nerdismo galoppante della categoria "il voto di Morando".
Insomma, il cinema mi perseguita, rovinandomi la vita da anni. Vorrei tanto essere uno spettatore medio, andare in sala per rilassarmi, farmi quattro risate e abbuffarmi di popcorn burrosi. Ma purtroppo sono costretta a frequentare anteprime, festival e pericolosi psicopatici, pronti a uccidere chi non condividesse la loro classifica dei film del decennio.
Questo è il mio dramma. Aiutatemi.