
Giornalista sporcaccione (!!!) questo Milo Blue...
…. ci piace, ci piace.
In anteprima abbiamo avuto l'immenso piacere di leggere “La regola del venerdì”, che intitolato così non ci ricorda né “Il delta di Venere” né “Il tropico del Capricorno...”, tuttavia il formato breve del racconto è perfetto nella pausa sonnellino-pomeridiano-di-bebè. La somministrazione dura infatti pochissimo: 10-15 minuti. Tempo di farlo addormentare, svuotare la lavapiatti, afferrare l'ebook e chiudersi in camera in silenzio a vedere se ce la fa questo signore blu a dare una riattivata alla nostra libido completamente sopita dall'allattamento.
E così, dopo un inizio poetico e di buona prosa narrativa, si comincia ben presto a entrare nel torbido... e guai a chi interrompe il turbine di eros con cui il signor Milo (che noi ci immaginiamo bellissimo e aitante), ci conduce verso il sesso selvaggio.
Mentre lei mugolando sta per... con lui, arrapatissimo e sudato, che la prende in modo da...
...ecco che appare vostro marito in ciabatte e maglia zozza, con doppio bordo di vunciume giallo al collo, capello lievemente unto, colorito verdastro da ore e ore davanti al computer a finire un lavoro, in mutande grigie, con in mano i suoi pantaloni, e vi chiede: “Secondo te, come lo lavo via il rigurgito di latte per rimettermelo stasera a cena dai miei?”
Sguardo mio secco sull'alieno alla soglia della porta, sguardo suo, tapino, sul rigurgitino colante dal pantalone.
Sguardo mio verso il cielo, sguardo suo sul rigurgito.
Sguardo mio interno, nei pensieri, nella memoria.
Sguardo suo sul rigurgito.
Ricordi di nottate di gran sesso affioranti dalla memoria: ricordo della croce nera sul test di gravidanza, rapido sguardo al rigurgito di mio marito che guarda il rigurgito sui pantaloni.
Silenzio.
RISPOSTA DI CORTESIA: “Lasciameli lì che finisco di leggere questo documento importante e poi te li lavo”.
“Sì, ma credi che potrò metterli stasera?” miagola incerto, terribilmente affranto reggendo tra le mani le sue povere brache.
“Se la caveranno.” Lo rassicuro prendendogli le manine.
Lui giulivo torna da dove è venuto e io smaniosa riprendo la lettura.
Mi rituffo a pesce nel coito letterario cercando di estraniarmi di nuovo. Finisco, mi fumo idealmente la mia sigaretta e vado a pulire il rigurgito prima che baby puffo e baby marito si risveglino.
Rigurgito bianco in campo grigio, penso mentre strofino.
È vero, la letteratura dà colori e tinte forti, laddove la vita, al momento, non contempla molte sfumature. Penso ancora.
E così, mentre sono bella lavanderina, appare alle mie spalle il maritino curiosone, che s'è andato a leggere tutto interessato quello che dicevo essere “il mio importante documento di lavoro”... e qui interrompo il mio racconto...
…. ci piace, ci piace.
In anteprima abbiamo avuto l'immenso piacere di leggere “La regola del venerdì”, che intitolato così non ci ricorda né “Il delta di Venere” né “Il tropico del Capricorno...”, tuttavia il formato breve del racconto è perfetto nella pausa sonnellino-pomeridiano-di-bebè. La somministrazione dura infatti pochissimo: 10-15 minuti. Tempo di farlo addormentare, svuotare la lavapiatti, afferrare l'ebook e chiudersi in camera in silenzio a vedere se ce la fa questo signore blu a dare una riattivata alla nostra libido completamente sopita dall'allattamento.
E così, dopo un inizio poetico e di buona prosa narrativa, si comincia ben presto a entrare nel torbido... e guai a chi interrompe il turbine di eros con cui il signor Milo (che noi ci immaginiamo bellissimo e aitante), ci conduce verso il sesso selvaggio.
Mentre lei mugolando sta per... con lui, arrapatissimo e sudato, che la prende in modo da...
...ecco che appare vostro marito in ciabatte e maglia zozza, con doppio bordo di vunciume giallo al collo, capello lievemente unto, colorito verdastro da ore e ore davanti al computer a finire un lavoro, in mutande grigie, con in mano i suoi pantaloni, e vi chiede: “Secondo te, come lo lavo via il rigurgito di latte per rimettermelo stasera a cena dai miei?”
Sguardo mio secco sull'alieno alla soglia della porta, sguardo suo, tapino, sul rigurgitino colante dal pantalone.
Sguardo mio verso il cielo, sguardo suo sul rigurgito.
Sguardo mio interno, nei pensieri, nella memoria.
Sguardo suo sul rigurgito.
Ricordi di nottate di gran sesso affioranti dalla memoria: ricordo della croce nera sul test di gravidanza, rapido sguardo al rigurgito di mio marito che guarda il rigurgito sui pantaloni.
Silenzio.
RISPOSTA DI CORTESIA: “Lasciameli lì che finisco di leggere questo documento importante e poi te li lavo”.
“Sì, ma credi che potrò metterli stasera?” miagola incerto, terribilmente affranto reggendo tra le mani le sue povere brache.
“Se la caveranno.” Lo rassicuro prendendogli le manine.
Lui giulivo torna da dove è venuto e io smaniosa riprendo la lettura.
Mi rituffo a pesce nel coito letterario cercando di estraniarmi di nuovo. Finisco, mi fumo idealmente la mia sigaretta e vado a pulire il rigurgito prima che baby puffo e baby marito si risveglino.
Rigurgito bianco in campo grigio, penso mentre strofino.
È vero, la letteratura dà colori e tinte forti, laddove la vita, al momento, non contempla molte sfumature. Penso ancora.
E così, mentre sono bella lavanderina, appare alle mie spalle il maritino curiosone, che s'è andato a leggere tutto interessato quello che dicevo essere “il mio importante documento di lavoro”... e qui interrompo il mio racconto...