

Cos’è un ritorno all’infanzia?

Devo veramente dirvelo? Sono in ritardo, naturalmente. Infilo i capelli umidi dentro il cappello, corro. Prendo al pelo il treno per Cadorna, mi infilo nella metro, esco e non so dove andare. Destra, sinistra corro. Trovo la strada, sbaglio la strada. Destra, sinistra, corro.
Trovata!
Entro fiatonato (neologismo di “col fiatone”) , e non c’è nessuno spettacolo; ci sono solo bambini che tirano le giacche dei genitori perché vogliono, oltre a Peppa Pig ed al diario di Ben Ten, anche il DVD di “Mamma ho perso l’aereo”. Mi guardo intorno. Evito di guardare direttamente i bambini, naturalmente. Un tizio con la lunga barba che entra trafelato in una libreria per ragazzini ed inizia ad adocchiare pargoli: no grazie, non è in caserma che voglio passare il sabato sera.
Sento una risata. Di sotto! Lo spettacolo è di sotto!
Scendo le scale. C’è una sala sotterranea ma è strapiena: bambini in prima fila, in seconda i genitori interessati. Quelli meno interessati sono seduti sulle scale e guardano il cellulare. Mi infilo per ammirare lo spettacolo nel modo che mi è più congeniale: di Mezzatesta.
La mia Mezzatesta combatte, si insinua, ma alla fine son di fuori. L’occhio sconsolato mi cade su un libro, appoggiato vicino alle scale.
Una bambina piagnosa esce. Ah, spazio! Mi infilo.
sembra nato per i ruoli surreali.
Prima di andare, getto uno sguardo alla parte, ricoperta di copertine di libri. Scopro così che Lavinia Cardinal Mendoza dei Cancelletti Dimiziani mi ha mentito: prima ha fatto la schizzinosa, l’adulta, e poi è venuta ad assistere lo spettacolo, in una delle sue molteplici forme.
Ma io l’ho smascherata.
Se lo sarà intascato un papà, per i giorni bui.
Tu lo sapevi che mi avresti fatto male
Tu lo sapevi che per questo avrei pianto
Era la cosa più terribile che mi potevi fare
Lo sapevi che io ci tenevo tanto
Però l’hai fatto, fatto tutto, fatto a lungo, fatto apposta
E adesso scoprirai cosa ti costa
Io non ti voglio più vedere sotto il sole
Io non ti voglio più vedere in mezzo al giorno
Per me tu sei invisibile, sei fumo di parole
Sei un po’ di vento che mi soffia intorno
Sei solo una ridicola noiosa malattia
Vattene via, vattene via, vattene via.
E non m’importa cosa dici, non mi frega cosa fai
Fino a domani non ti perdonerò mai.