Io ero Nerd. Lo ero da prima di sapere di esserlo. Lo ero da prima che esistesse la parola, almeno qui da noi.
Uno dei primi libri che ho letto, da piccolo, è stato il Signore degli Anelli: era un destino segnato.
(sì, mio padre da piccolo mi ha messo in mano le 1200 pagine di Tolkien, ma ne aveva probabilmente le palle piene di sentirsi ri-raccontare Pinocchio; avrà pensato “almeno questo lo tiene impegnato per un po’)
Crescendo, quando i miei compagni di classe aspettavano con ansia l’uscita della nuova puntata di DragonBall, io avevo già letto i fumetti e stavo avanti di un paio di serie; venivano da me per le anticipazioni. Crescendo ancora, ubriacandosi per le strade del mio paese con due o tre amici nerd e fidati, gridavamo “ubriacatevi” di Baudelaire contro le persiane chiuse.
“Non potevo avere un figlio spacciatore” piangeva nel frattempo mia madre (scherzo, eh, ma’, è che la battuta ci stava bene).
Del resto, portavo lo stesso nome di Steve Urkel, non c’era scampo.
Ecco io no. Io non partecipo a questa festa. Io se una ragazza abbronzata, dal seno abbondante e dal vestitino bianco, mi si siede vicino mentre sono sul treno a leggere Ratman, il primo istinto è quello di nascondere il fumetto nello zainetto neanche fosse “Casalinghe vogliose”.
E se poi becco una vignetta tipo questa:
Sono passati gli anni 80. I nerd non si mettono più gli occhialoni e le magliette di fumetti (ok tranne quelli che vanno a giocare a Magic la domenica mattina, ma quello è un po’ uno zoccolo duro). I nerd oggi indossano giacca e cravatta, e scarpe coordinate con la cinta.
Li riconosci perché hanno un taglio da dieci euro e i pantaloni un po’ troppo lunghi, che toccano terra e rovinano l’orlo, e la camicia un po’ tirata dalla pancia nella zona addominale. Questi ragazzi magri con i capelli alti e gli occhialoni non sono Nerd, sono alla moda.
Noi no. Noi siamo l’esercito dei Nerd. Viviamo in altri mondi perché siamo leggermente fuori sincrono da questo. Noi alla moda non lo saremo mai