Ho l'ombrello, ma mi bagno, perché l'ombrello è storto, perché lo tengo troppo basso. Lo tengo troppo basso perché proprio in cima all'asta dell'ombrello tengo Invisible Monsters di Chuck Palahniuk, che non si bagni, che non si rovini, me l'ha prestato Elena dei Dinosauri, Elena dei Dinosauri che ha l'appendicite, ha l'appendice infiammata ma non così tanto da farsela togliere, ha l'appendice rovinata, e io non voglio che Invisible Monsters si rovini come l'appendice di Elena, e così lo tengo sotto l'ombrello e tengo l'ombrello basso perché non si bagni.
E perché non si bagni, mi bagno io.
Torno a casa, e piove, e mi bagno. Potrei infilare Invisible Monsters nello zaino. Non si bagnerebbe, lo zaino è di plasticaccia impermeabile, non si bagnerebbe lui e non mi bagnerei io. Sarebbe al sicuro, più che sotto l'ombrello. Ma è come tutte le persone che ami, le vuoi al sicuro, ma ancora di più le vuoi tra le tue mani.
Non posso infilare Invisible Monsters nello zaino, perché sul treno tornando a casa ho letto Invisible Monsters, e sulle scale mobili ho letto Invisible Monsters, e sono uscito dal lato sbagliato e disorientato mi sono guardato intorno, e ho attraversato i tornelli leggendo Invisible Monsters, e prima di uscire nella pioggia mi sono fermato, tra le porte scorrevoli, e ho letto:
«Ora» dicono quelle labbra Plumbago «mi racconterai la tua storia come lo hai appena fatto. Scrivila tutta quanta. Racconta quella storia, ancora e poi ancora. Raccontami la tua triste storia del cazzo per tutta la notte.» Quella regina Brandy punta verso di me un dito lungo e ossuto.
«Quando capisci» dice Brandy «che quella che racconti è solo una storia. Che non sta più succedendo. Quando realizzi che la storia che stai raccontando sono solo parole, quando puoi sbriciolarla e gettare il tuo passato nel secchio dell'immondizia» dice Brandy, «allora riusciremo a capire chi sarai.»
Nel punto più sicuro, ma pur sempre tra le mie mani.