PERSINSALA: 22 DICEMBRE 2011
rassegna stampa ---- MIDIA ---
L’Eco di Bergamo – Lunedì 10 ottobre 2011
UN TEATRO DA RIDERE MA È SATIRA AL VELENO
C’è tanto del nostro presente, nel «Midia» dei milanesi Giovio15, che sabato ha aperto all’auditorium comunale di Urgnano l’edizione 2011 di «Experimenta». Da tutti i punti di vista: sociale, teatrale e di costume.
Eppure c’è anche tanto di antico, legato alla tradizione umoristica e radicato nel mestiere dell’attore e dello scrittore per la scena. Sembra un paradosso, se si considera che il testo scritto da Francesca Sangalli per Eliseo Cannone, Alex Cendron e Serena Di Gregorio vuole (o vorrebbe) parlare dei media.
Eppure è così, e sta in questo il pregio dello spettacolo. «Midia» (cioè mìdia, pronuncia italiana del finto anglismo «media») enuncia subito il suo bersaglio: l’uomo attraverso i media, cioè cosa resta dell’uomo passato dal frullatore dei media e in particolare (è evidente) della tv. Ecco quindi sketch che distillano il succo ipocrita e cattivo dei talk-show, della politica-spettacolo, dei concorsi delle «miss», dei provini fatti a giovani donne perché rimpolpino le platee delle «convention» di partito.
Ma non sta in questa antropologia degradata il baricentro di questo bel lavoro, che riempie la sala di Urgnano (99 posti tutti andati, per un gruppo semisconosciuto) e strappa risate e applausi.
L’elemento saliente di «Midia» è l’umorismo pungente, entro una scena nuda (tre cubi di legno a mo’ di sgabelli e quant’altro occorra, nello spazio di un quadrato bianco disegnato per terra) e una scrittura segmentata e rarefatta. La ferocia dello spettacolo segue logiche e codici schiettamente teatrali: altro che tv. E ciò che va in scena va molto oltre la «mediasfera», perché investe tutte le ipocrisie di una borghesia cialtrona e bamboccia: come il caso dello strapagato dirigente di una «ong» che si dedica alla beneficenza in un Terzo Mondo di cui conosce solo gli alberghi di lusso…
«Midia» non parla (solo) di «media», ma parla di noi e basta, con tutta la scorrettezza politica che si chiede alla satira. Il che è peggio, visto che non ci facciamo una bella figura. Ma il bello è che tutto questo avviene con i più classici arnesi del mestiere teatrale: la cattiveria della satira di costume (e dunque politica, politicissima), una struttura a sketch che ricorda il cabaret, una buonissima tecnica da parte degli attori, il colpo d’ala di un’improvvisa (ma a sua volta finta) rottura della finzione.
Bello, bravi e bis, chiedeva il pubblico. Aveva ragione.
Pier Giorgio Nosari
Eppure c’è anche tanto di antico, legato alla tradizione umoristica e radicato nel mestiere dell’attore e dello scrittore per la scena. Sembra un paradosso, se si considera che il testo scritto da Francesca Sangalli per Eliseo Cannone, Alex Cendron e Serena Di Gregorio vuole (o vorrebbe) parlare dei media.
Eppure è così, e sta in questo il pregio dello spettacolo. «Midia» (cioè mìdia, pronuncia italiana del finto anglismo «media») enuncia subito il suo bersaglio: l’uomo attraverso i media, cioè cosa resta dell’uomo passato dal frullatore dei media e in particolare (è evidente) della tv. Ecco quindi sketch che distillano il succo ipocrita e cattivo dei talk-show, della politica-spettacolo, dei concorsi delle «miss», dei provini fatti a giovani donne perché rimpolpino le platee delle «convention» di partito.
Ma non sta in questa antropologia degradata il baricentro di questo bel lavoro, che riempie la sala di Urgnano (99 posti tutti andati, per un gruppo semisconosciuto) e strappa risate e applausi.
L’elemento saliente di «Midia» è l’umorismo pungente, entro una scena nuda (tre cubi di legno a mo’ di sgabelli e quant’altro occorra, nello spazio di un quadrato bianco disegnato per terra) e una scrittura segmentata e rarefatta. La ferocia dello spettacolo segue logiche e codici schiettamente teatrali: altro che tv. E ciò che va in scena va molto oltre la «mediasfera», perché investe tutte le ipocrisie di una borghesia cialtrona e bamboccia: come il caso dello strapagato dirigente di una «ong» che si dedica alla beneficenza in un Terzo Mondo di cui conosce solo gli alberghi di lusso…
«Midia» non parla (solo) di «media», ma parla di noi e basta, con tutta la scorrettezza politica che si chiede alla satira. Il che è peggio, visto che non ci facciamo una bella figura. Ma il bello è che tutto questo avviene con i più classici arnesi del mestiere teatrale: la cattiveria della satira di costume (e dunque politica, politicissima), una struttura a sketch che ricorda il cabaret, una buonissima tecnica da parte degli attori, il colpo d’ala di un’improvvisa (ma a sua volta finta) rottura della finzione.
Bello, bravi e bis, chiedeva il pubblico. Aveva ragione.
Pier Giorgio Nosari
Rassegna stampa quotidiani e rassegna stampa online online MITIGARE IL BUIO
Rassegna stampa quotidiani e rassegna stampa online MIDIA
MIDIA a Milano
«Il nostro primo obiettivo è ridare al teatro il suo originario senso d'arte di gruppo. Per questo firmiamo la regia in maniera collettiva, tutti i ruoli sono ugualmente importanti: dal drammaturgo agli attori, dal regista ai tecnici o i costumisti. Questa è l'idea che muove l'associazione, che l'ha fatta nascere. Il resto è cresciuto sul lavoro e sull'improvvisazione, sempre con un gran rispetto del testo,della scrittura».
Suonano come un manifesto d' intenzioni le parole di Francesca Sangalli, giovane drammaturga milanese dell'associazione
Giovio 15, autrice di Midia - L'uomo medio attraverso i media. Manifesto per una nuova (vecchia?) visione del teatro, contro un sistema d'omologazione verso il basso e di star, vere o presunte che siano. Questo l'obiettivo del neonato progetto. Mentre in scena il (s)oggetto è uno solo: l'uomo, tragicamente declinato dai messaggi televisivi.
Ovvero, come la tv ci vorrebbe, non il contrario. Che tanto ormaì chi ha il potere in mano già si è capito. Dieci sketch dalla comicità corrosiva, a ritrarre la banalità della vita quotidiana (e del male) grazie a tre personaggi d'umanissima mediocrità,
in giro per il palcoscenico ognuno con il proprio televisore, il proprio personale fardello. «Il tono è caustico, molto cinico - spiega la Sangalli - inizialmente ispirato al varietà di Walter Chiari, ma presto ce ne siamo allontanati perché ormai umorismo, ritmi, e cattiveria sono troppo distanti da quell'epoca. Abbiamo inoltre dovuto fare i conti con l' invasione della volgarità nel linguaggio quotidiano e la quasi totale mancanza -dì pudore». Due uomini e una donna, ìncorniciati a terra da un nastro adesivo,
come se fosse un ring. Quattro assi .di legnaccio a sìmboleggiarne i televisori, di volta in volta sulle spalle, in testa, sotto il sedere. MENTRE IN SCENA si racconta di consumismo e chirurgia plastica, omicidi grotteschi e l' ipocrita perbenismo tutto contemporaneo. «Si inizia con una poesia, una sorta di gioco che racchiude in sé quelli che considero alcuni degli orrori del nostro tempo: le compagnie telefoniche, gli istituti di credito, gli imprenditori, Mediobanca, Mediashopping... La comicità è molto forte e presente, ma è distante dal cabaret perché manca la parodia, la presa in giro fine a, se stessa. Ridiamo di come la tv ci sta facendo diventare, non della singola trasmissione. E, soprattutto, sugli effetti drammatici che ha sulla società»
Diego Vincenti - E Polis 20.06.10
Suonano come un manifesto d' intenzioni le parole di Francesca Sangalli, giovane drammaturga milanese dell'associazione
Giovio 15, autrice di Midia - L'uomo medio attraverso i media. Manifesto per una nuova (vecchia?) visione del teatro, contro un sistema d'omologazione verso il basso e di star, vere o presunte che siano. Questo l'obiettivo del neonato progetto. Mentre in scena il (s)oggetto è uno solo: l'uomo, tragicamente declinato dai messaggi televisivi.
Ovvero, come la tv ci vorrebbe, non il contrario. Che tanto ormaì chi ha il potere in mano già si è capito. Dieci sketch dalla comicità corrosiva, a ritrarre la banalità della vita quotidiana (e del male) grazie a tre personaggi d'umanissima mediocrità,
in giro per il palcoscenico ognuno con il proprio televisore, il proprio personale fardello. «Il tono è caustico, molto cinico - spiega la Sangalli - inizialmente ispirato al varietà di Walter Chiari, ma presto ce ne siamo allontanati perché ormai umorismo, ritmi, e cattiveria sono troppo distanti da quell'epoca. Abbiamo inoltre dovuto fare i conti con l' invasione della volgarità nel linguaggio quotidiano e la quasi totale mancanza -dì pudore». Due uomini e una donna, ìncorniciati a terra da un nastro adesivo,
come se fosse un ring. Quattro assi .di legnaccio a sìmboleggiarne i televisori, di volta in volta sulle spalle, in testa, sotto il sedere. MENTRE IN SCENA si racconta di consumismo e chirurgia plastica, omicidi grotteschi e l' ipocrita perbenismo tutto contemporaneo. «Si inizia con una poesia, una sorta di gioco che racchiude in sé quelli che considero alcuni degli orrori del nostro tempo: le compagnie telefoniche, gli istituti di credito, gli imprenditori, Mediobanca, Mediashopping... La comicità è molto forte e presente, ma è distante dal cabaret perché manca la parodia, la presa in giro fine a, se stessa. Ridiamo di come la tv ci sta facendo diventare, non della singola trasmissione. E, soprattutto, sugli effetti drammatici che ha sulla società»
Diego Vincenti - E Polis 20.06.10
Attraverso soprattutto un linguaggio dalla comicità caustica che deve al cabaret solo tempi e struttura. Il resto è tutt'altro, svanendo la parodia o la presa
Undici quadri per raccontare l'ordinaria idiozia televisiva. Tra giornalisti vampiri e gossip sguaiati, talk e reality show, veline e tronisti, chirurgia estetica e psicodrammi in diretta, censura e false notizie.
...il risultato è un ritratto impietoso e grottesco dell'Italia contemporanea e dei suoi mostri: davanti e dentro il piccolo schermo.
Sara Chiappori - La Repubblica 29.06.10
Da Medea a «Midìa»: storia di una ragazza che, ai tempi di Facebook, pensa che il teatro sia il mezzo più moderno e attuale («altro che realtà virtuale, è il vero 3d»). Debutta domani all'Out Off lo spettacolo scritto dalla drammaturga milanese Francesca Sangalli. Una giovane, trent'anni, che fa strada in quello che «non è un Paese per giovani» è già una notizia. Che poi lo faccia con testi intelligenti «che parlano della società in cui viviamo» è quasi una rarità. «In Italia non è facile fare questo mestiere», dice Sangalli, che ha lavorato con Ascanìo CeIestini, François Kahn e Massimiliano Speziani, «per i giovani ci sono proposte ad hoc, poi quando provi a farti largo non hai credibilità». La passione per il teatro è nata al liceo Parini «un laboratorio con il gruppo Alma Rosè. Ho dovuto imparare un monologo di Medea». Un pugno di esami all'università (tra cui Storia del Teatro con Paolo Bosisio), poi il diploma all'Accademia d'arte drammatica «Nico Pepe» di Udine. «Ho fatto anche l'attrice, poi ho capito che preferivo la scrittura. Scelta difficile, ma mi diverte»…una «vita tempestosa»: tre giorni a Roma (lavora con Massìmìliano Bruno.in una factory, scrive per cinema e tv); tre a Milano (con la sua associazione, Gìovio 15, produce lo spettacolo), e domenica pranzo dalla nonna («e guai a mancare»). Le sere le passa guardando «In Treatmentx» (serie tv cult sulla psicanalisi) con la gatta Liuba, ma per scrivere «Mìdìa, L'uomo medio attraverso i media» ha visto molta tv spazzatura («davanti alla De Filippi ho resistito cinque minuti»). Risultato un testo che l'anno scorso ha vinto i premi «Giovani realtà del teatro» (giuria dei giornalisti) e «Teatro indipendente - Art'».«Ho messo in scena la realtà che vediamo in tv. Fa un certo effetto». Si ride o si piange? «Si ride per non piangere, è un umorismo senza filtri. Nella scrittura ci sono la crudeltà e la cattiveria che stanno dietro uno sketch». Modello di riferimento Anton Cechov. In Senza trama e senza finale, pensieridai suoi epistolari, raccontacome prendere appunti daidialoghi ascoltati per strada,e trasformarli in materia teatrale»…E con il prossimo lavoro «Mitigare il buio» (il testo ha vinto il Premio E. M. Salerno nel 2009) Sangalli fa sul serio: «Parlo di tossicodipendenza. Vorrei portarlo nelle scuole». Lei su Facebook c'è? «Lo uso per segnalare le date degli spettacoli».
Severino Colombo - Corriere della sera 28.06.10
TRE PERSONE qualunque. Vestite in maniera qualunque. A trascinarsi dietro, vita natural durante, il nemico-amico più subdolo: il televisore. Potrebbe essere visto come un felice esempio di spettacolo comico. Potrebbe, (perché per ridere si ride e tanto), cosa che in tempi di spettacoli penitenziali è già un buon segno. Ma sotto la cipria, dietro lo sketch, un vuoto esistenziale che fa rabbrividire. «L'orrore», come direbbe il colonnello Kurtz (Marlon Brando) in Apocalypse Now. Primo obiettivo è infatti dipingere come la tv vorrebbe che fosse l'uomo, la società tutta attraverso una decina di situazioni grottesche.
Attraverso soprattutto un linguaggio dalla comicità caustica che deve al cabaret solo tempi e struttura. Il resto è tutt'altro, svanendo la parodia o la presa in giro della 'singola trasmissione (o del personaggio), in favore d'uno sguardo più vasto, che sempre cerca il confronto fra scena e spettatore, la riflessione. E quello che si offre è una lista di interrogativi, mai risposte...
Diego Vincenti - Il Giorno 29.06.10
MIDIA a Roma
Scena vuota, tre scatole, tre attori. Questo è il necessario per l’allestimento della bella commedia diretta da Giovio 15. Niente oltre l’essenziale a testimoniare il vuoto che circonda l’uomo metropolitano, rinchiuso in una scatola, incapace troppo spesso di una dialettica oltre il “buongiorno-buonasera”.
Gli attori, strumenti con cui il regista lavora di cesello, regalano un’interpretazione sopraffina su una messa in scena tutta giocata sul ritmo e sui tempi corti, sulle invenzioni di luce e ombra, su un testo acuto benché non sempre brillante.
Tante scene, scollegate tra loro, piccoli sketch con tematiche eterogenee. Le trovate narrative che spaziano dalla chirurgia estetica, alla televisione consumistica, dalle veline alla politica gretta ed ipocrita, mostrano il fianco quando oltre ad essere esempio di luoghi comuni e stereotipi, tracimano nella politica spicciola e pedante.
Poco importa. Midia, il cui termine è storpiato in essere, è una commedia divertente e leggera, che si lascia guardare e assaporare, aiutato da un terzetto di attori molto ben amalgamato.
Eliseo Cannone, faccia da comico, caratterista nato riesce a far ridere senza parlare, Alex Cendron interpreta meravigliosamente il politico di provincia,gretto e truffaldino, Serena di Gregorio (S)veste ogni personaggio di un’aria sperduta e dimenticata. Gli attori sono la forza di questa messa in scena.
Il tono è quindi sempre alto, anche urlato a volte, critica e prende in giro sè stesso quando vuole vestirsi di “serio” in un teatro che è una “station wagon”.
Midia è uno spettacolo divertente e svelto che non lascerà allo spettatore un momento di tregua tra una risata e l’altra.
Mario Fazio - www.saltinaria.it 01.10.10
Gli attori, strumenti con cui il regista lavora di cesello, regalano un’interpretazione sopraffina su una messa in scena tutta giocata sul ritmo e sui tempi corti, sulle invenzioni di luce e ombra, su un testo acuto benché non sempre brillante.
Tante scene, scollegate tra loro, piccoli sketch con tematiche eterogenee. Le trovate narrative che spaziano dalla chirurgia estetica, alla televisione consumistica, dalle veline alla politica gretta ed ipocrita, mostrano il fianco quando oltre ad essere esempio di luoghi comuni e stereotipi, tracimano nella politica spicciola e pedante.
Poco importa. Midia, il cui termine è storpiato in essere, è una commedia divertente e leggera, che si lascia guardare e assaporare, aiutato da un terzetto di attori molto ben amalgamato.
Eliseo Cannone, faccia da comico, caratterista nato riesce a far ridere senza parlare, Alex Cendron interpreta meravigliosamente il politico di provincia,gretto e truffaldino, Serena di Gregorio (S)veste ogni personaggio di un’aria sperduta e dimenticata. Gli attori sono la forza di questa messa in scena.
Il tono è quindi sempre alto, anche urlato a volte, critica e prende in giro sè stesso quando vuole vestirsi di “serio” in un teatro che è una “station wagon”.
Midia è uno spettacolo divertente e svelto che non lascerà allo spettatore un momento di tregua tra una risata e l’altra.
Mario Fazio - www.saltinaria.it 01.10.10
MIDIA a Udine
Si ride, come davanti all’imperatore messo a nudo. Per chi crede che la televisione non sia il male assoluto, ma semplicemente una lente di ingrandimento piazzata sulla realtà di un Paese che ha perso, tra ragazzine ammiccanti e politici corrotti, la propria identità, Midia è uno spettacolo altamente educativo.
Alex Cendron, Eliseo Cannone e Serena Di Gregorio sono bravi. Si misurano con la commedia, quella dei giullari di corte, trasferiscono al pubblico una realtà drammatica mantenendo il sorriso sulle labbra. Così è peggio, fa più male e gli applausi, alla fine, se li meritano tutti.
Fabiana Dallavalle - Messaggero Veneto, novembre 2009
Alex Cendron, Eliseo Cannone e Serena Di Gregorio sono bravi. Si misurano con la commedia, quella dei giullari di corte, trasferiscono al pubblico una realtà drammatica mantenendo il sorriso sulle labbra. Così è peggio, fa più male e gli applausi, alla fine, se li meritano tutti.
Fabiana Dallavalle - Messaggero Veneto, novembre 2009
Operazioni di chirurgia estetica con laser che bruciano anche i cervelli, genitori con il figlio omosessuale, disperati, ma solo a tratti, quando la televisione non li ipnotizza; casting di veline e giovani “di belle speranze”. Il tutto annegato in un mondo dove non c’è spazio per passare o per stare, e la normalità è quella di ritrovarsi pigiati gli uni agli altri, così stretti da non riuscire più a muoversi.
Lo spettacolo è teatralmente ben costruito, pulito e offre diversi spunti di creatività. Oltre che un buon numero di risate. A loro agio gli attori, preparati e dotati di un bel ritmo.
Claudio Melchior - Gazzettino, novembre 2009
Vedendo Midia sono rimasta a bocca aperta, letteralmente! Vedo un sacco di performance, spettacoli, ecc... ed era da tempo che non vedevo qualcosa di così... come definirlo? qualcosa che funzionasse così maledettamente bene da tutti i punti di vista. Ironico, intelligente, meravigliosamente politically incorrect, spudorato ed elegante, scritto e recitato da dio... Davvero complimenti, anche a Francesca Sangalli, che ha scritto un testo supersonico.
Chiara Pippo - Messaggero Veneto, novembre 2009