
Allora. Ripartiamo da zero. Tutto cancellato. Io non vi conosco, non c'ero e se
c'ero dormivo. Voi tenete gli occhiali scuri che non si sa mai. Visto che devo
scrivere di teatro per un blog nazional-cultural-popolar-mammal-cazzaro, e che se continuo a pubblicare interviste ai miei amici stretti e un po' sfigati mi tirate le pietre, e che tra poco riaprono i teatri e metà del mondo crede ancora che ci reciti gente tipo Adelaide Ristori, ecco una breve guida per orientarsi tra i cartelloni.
1. Non tutti i teatri hanno i sedili di velluto. Di solito li trovate dove i biglietti costano più di venti ieuri, e allora mettetevi le braghe lunghe, che se no son pruriti
2. A differenza del mondo reale, la lunghezza non è sempre segno di qualità. L'attenzione dello spettatore medio non supera l'ora-ora e mezza. Detto ció, lo spettacolo che mi ha cambiato la vita durava sette ore (in francese)
4. Tragico/Comico. In Italia si tende a pensare che la roba triste o noiosa sia meglio. Perché se mi frantumo i maroni allora è cultura. Ragazzi, non so chi ve l'abbia detto, ma non è vero. E il primo che dice che La Gerusalemme Liberata è meglio dell'Orlando Furioso si becca una retrospettiva di teatro realista sovietico con sottotitoli in turcomanno
5. Se fa schifo avete il diritto di non applaudire. Se non capite spesso non è perché siete ignoranti ma perché quello che state vedendo è una pippa
6. Continuerò a ripetermi, ma voglio che il concetto sia chiaro. La sceneggiatura a teatro non esiste. Si chiama testo o drammaturgia. La scenografia invece sono gli alberelli di cartone, mentre la coreografia i balletti.
Ok???