
SOLO PER OGGI GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO
Sì, lo so, era ieri.
Era il 27 marzo giornata mondiale del teatro, siccome me la sono dimenticata vi scrivo oggi, il 28 marzo che, in tema con la mia dimenticanza, è effettivamente la giornata mondiale dell'Alzheimer.
Dunque, per festeggiare la giornata mondiale del teatro ogni anno un attore, una personalità carismatica di questo mondo in estinzione, un teatrante, lancia un messaggio che viene tradotto in circa 7000 lingue - che sono quelle attualmente esistenti, secondo i dati da me raccolti sull'affidabilissimo Yahoo Answers.
Questo messaggio viene letto all'inizio di ogni rappresentazione teatrale in ogni teatro (ieri non sono stata a teatro ma a casa con bebè santo e quindi mi fido delle dicerie)
Purtroppo come ogni GIORNATA MONDIALE dura 24 ore: “solo per oggi” viva il teatro, se per caso ne parli il giorno dopo fai vecchio, insopportabile, puzzone, perché sei fuori tempo massimo e dai fastidio.
Ed ecco allora che io avvalendomi della maschera della giornata della malattia che ti rincretinisce e ti fa dimenticare ogni cosa vi ripropongo la giornata di ieri, il messaggio di Dario Fo e una riflessione su queste giornate mondiali di cui prima non mi ero mai accorta.
Dunque le giornate mondiali sono nate per il web e per i negozi.
Esse, sostituendo i santi sul calendario ci danno motivo di festeggiamento evocativo di temi, memorie del passato, diversità razziali e sessuali, ruoli famigliari, lavorativi, malattie, cibi, paesi etc...
Soprattutto danno un argomento giornaliero ai blogger che altrimenti non saprebbero che scrivere (soprattutto sulla Pasqua che non è più festa per nessuno, visto che siamo tutti a casa sempre) e, infine, animano il tempo di chi s'annoia.
Altra grandissima prerogativa della giornate mondiali è che sono gratuite. Evocano buoni propositi per tutti ma gratis. Come dire: facciamoci un pensiero positivo, magari se il mondo in 24 ore si concentra sul teatro esso rinvigorisce rinverdisce e si rianima. (see figurati...)
Finisce la giornata e ...domani basta, è fuori tempo. Al teatro ci ho pensato ieri, adesso il teatro è roba da matusa. Oggi su cosa mi concentro? Ah già sulla demenza senile galoppante. Fatto.
E' così, queste giornate mondiali mi danno davvero l'impressione di un fazzolettino usa e getta, di un tovagliolo usato, di... come dire... un pannolino?
Ecco la soluzione anche alla crisi. E quindi andando di libero pensiero mi viene in mente : ma se istituissimo la giornata mondiale delle banche e ci concentrassimo per liberarcene, potremmo arrivare a qualche risultato? Avviciniamoci alla nostra cassa di risparmio, tutti noi, in tutto il mondo e accendiamo una candela (di dinamite per esempio) ma tutti, proprio tutti. Festeggiamo così.
Per tornare fastidiosamente al teatro dopo questo excursus mondiale ecco il comunicato di Dario Fo.
E buon Alzheimer.
COMUNICATO DI DARIO FO
“Tempo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese.
Oggi gli attori e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze teatri e pubblico, tutto a causa della crisi.
I governanti quindi non hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né platee a cui rivolgersi.
Al contrario, durante il Rinascimento in Italia chi gestiva il potere doveva darsi un gran da fare per tenere a bada i commedianti che godevano di pubblico in quantità.
E’ noto che il grande esodo dei comici dell’arte avvenne nel secolo della Controriforma, che decretò lo smantellamento di tutti gli spazi teatrali, specie a Roma, dove erano accusati di oltraggio alla città santa. Papa Innocenzo XII, sotto le assillanti richieste della parte più retriva della borghesia e dei massimi esponenti del clero, aveva ordinato, nel 1697, l’eliminazione del teatro di Tordinona, il cui palco, secondo i moralisti, aveva registrato il maggior numero di esibizioni oscene.
Ai tempi della Controriforma, il cardinale Carlo Borromeo, operante nel Nord, si era dedicato a una feconda attività di redenzione dei “figli milanesi”, effettuando una netta distinzione tra arte, massima forza di educazione spirituale, e teatro, manifestazione del profano e della vanità. In una lettera indirizzata ai suoi collaboratori, che cito a braccio, si esprime pressappoco così: “Noi, preoccupati di estirpare la mala pianta, ci siamo prodigati, nel mandare al rogo i testi con discorsi infami, di estirparli dalla memoria degli uomini e, con loro, di perseguire anche coloro che quei testi divulgarono attraverso le stampe. Ma, evidentemente, mentre noi si dormiva, il demonio operava con rinnovata astuzia. Quanto più penetra nell’anima ciò che gli occhi vedono, di ciò che si può leggere nei libri di quel genere! Quanto più la parola detta con la voce e il gesto appropriato gravemente ferisce le menti degli adolescenti e delle giovani figliole, di quanto non faccia la morta parola stampata sui libri. Urge quindi togliere dalle nostre città i teatranti come si fa con le anime sgradite”.
Perciò l’unica soluzione alla crisi è sperare che contro di noi e soprattutto contro i giovani che vogliono apprendere l’arte del teatro si organizzi una forte cacciata: una nuova diaspora di commedianti che senz’altro da quella imposizione, sortirà vantaggi inimmaginabili per una nuova rappresentazione”.
(Dario Fo)
Sì, lo so, era ieri.
Era il 27 marzo giornata mondiale del teatro, siccome me la sono dimenticata vi scrivo oggi, il 28 marzo che, in tema con la mia dimenticanza, è effettivamente la giornata mondiale dell'Alzheimer.
Dunque, per festeggiare la giornata mondiale del teatro ogni anno un attore, una personalità carismatica di questo mondo in estinzione, un teatrante, lancia un messaggio che viene tradotto in circa 7000 lingue - che sono quelle attualmente esistenti, secondo i dati da me raccolti sull'affidabilissimo Yahoo Answers.
Questo messaggio viene letto all'inizio di ogni rappresentazione teatrale in ogni teatro (ieri non sono stata a teatro ma a casa con bebè santo e quindi mi fido delle dicerie)
Purtroppo come ogni GIORNATA MONDIALE dura 24 ore: “solo per oggi” viva il teatro, se per caso ne parli il giorno dopo fai vecchio, insopportabile, puzzone, perché sei fuori tempo massimo e dai fastidio.
Ed ecco allora che io avvalendomi della maschera della giornata della malattia che ti rincretinisce e ti fa dimenticare ogni cosa vi ripropongo la giornata di ieri, il messaggio di Dario Fo e una riflessione su queste giornate mondiali di cui prima non mi ero mai accorta.
Dunque le giornate mondiali sono nate per il web e per i negozi.
Esse, sostituendo i santi sul calendario ci danno motivo di festeggiamento evocativo di temi, memorie del passato, diversità razziali e sessuali, ruoli famigliari, lavorativi, malattie, cibi, paesi etc...
Soprattutto danno un argomento giornaliero ai blogger che altrimenti non saprebbero che scrivere (soprattutto sulla Pasqua che non è più festa per nessuno, visto che siamo tutti a casa sempre) e, infine, animano il tempo di chi s'annoia.
Altra grandissima prerogativa della giornate mondiali è che sono gratuite. Evocano buoni propositi per tutti ma gratis. Come dire: facciamoci un pensiero positivo, magari se il mondo in 24 ore si concentra sul teatro esso rinvigorisce rinverdisce e si rianima. (see figurati...)
Finisce la giornata e ...domani basta, è fuori tempo. Al teatro ci ho pensato ieri, adesso il teatro è roba da matusa. Oggi su cosa mi concentro? Ah già sulla demenza senile galoppante. Fatto.
E' così, queste giornate mondiali mi danno davvero l'impressione di un fazzolettino usa e getta, di un tovagliolo usato, di... come dire... un pannolino?
Ecco la soluzione anche alla crisi. E quindi andando di libero pensiero mi viene in mente : ma se istituissimo la giornata mondiale delle banche e ci concentrassimo per liberarcene, potremmo arrivare a qualche risultato? Avviciniamoci alla nostra cassa di risparmio, tutti noi, in tutto il mondo e accendiamo una candela (di dinamite per esempio) ma tutti, proprio tutti. Festeggiamo così.
Per tornare fastidiosamente al teatro dopo questo excursus mondiale ecco il comunicato di Dario Fo.
E buon Alzheimer.
COMUNICATO DI DARIO FO
“Tempo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese.
Oggi gli attori e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze teatri e pubblico, tutto a causa della crisi.
I governanti quindi non hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né platee a cui rivolgersi.
Al contrario, durante il Rinascimento in Italia chi gestiva il potere doveva darsi un gran da fare per tenere a bada i commedianti che godevano di pubblico in quantità.
E’ noto che il grande esodo dei comici dell’arte avvenne nel secolo della Controriforma, che decretò lo smantellamento di tutti gli spazi teatrali, specie a Roma, dove erano accusati di oltraggio alla città santa. Papa Innocenzo XII, sotto le assillanti richieste della parte più retriva della borghesia e dei massimi esponenti del clero, aveva ordinato, nel 1697, l’eliminazione del teatro di Tordinona, il cui palco, secondo i moralisti, aveva registrato il maggior numero di esibizioni oscene.
Ai tempi della Controriforma, il cardinale Carlo Borromeo, operante nel Nord, si era dedicato a una feconda attività di redenzione dei “figli milanesi”, effettuando una netta distinzione tra arte, massima forza di educazione spirituale, e teatro, manifestazione del profano e della vanità. In una lettera indirizzata ai suoi collaboratori, che cito a braccio, si esprime pressappoco così: “Noi, preoccupati di estirpare la mala pianta, ci siamo prodigati, nel mandare al rogo i testi con discorsi infami, di estirparli dalla memoria degli uomini e, con loro, di perseguire anche coloro che quei testi divulgarono attraverso le stampe. Ma, evidentemente, mentre noi si dormiva, il demonio operava con rinnovata astuzia. Quanto più penetra nell’anima ciò che gli occhi vedono, di ciò che si può leggere nei libri di quel genere! Quanto più la parola detta con la voce e il gesto appropriato gravemente ferisce le menti degli adolescenti e delle giovani figliole, di quanto non faccia la morta parola stampata sui libri. Urge quindi togliere dalle nostre città i teatranti come si fa con le anime sgradite”.
Perciò l’unica soluzione alla crisi è sperare che contro di noi e soprattutto contro i giovani che vogliono apprendere l’arte del teatro si organizzi una forte cacciata: una nuova diaspora di commedianti che senz’altro da quella imposizione, sortirà vantaggi inimmaginabili per una nuova rappresentazione”.
(Dario Fo)