
Il mio drammaturgo preferito - dopo Aristofane - è Carlo Tolazzi.
Qui, nella foto è quello con la giacca viola che porta sfiga. Vi chiederete perché sta ballando con un frate: ecco, per esempio io non me lo chiedo più. è per questo che ci tengo particolarmente a pubblicare nel giorno dell'ottantottesimo compleanno di mia nonna, l'intervista all'Albedo.
Io penso sinceramente che un teatrante così drammaticamente scemo (che per me è un complimento) e allo stesso tempo capace di toccare in profondità le nostre corde sensibili sia da premiare, guardare, conoscere tradurre.
Al momento lo trovate come insegnante presso l'Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine , passeggiare all'ospedale Gervasutta rubando formaggio a sbafo e in un po' di teatri collocati tra il Friuli e il territorio francese, ma qualcuno lo ha visto aggirarsi per il Paolo Pini (non si sa se da quando è un teatro o quando era ancora manicomio) e il Teatro della Cooperativa. speriamo di ritrovarlo presto ancora a Milano, ne farò una pubblicità smodata e fastidiosa.
Chi sei?
Sono Carlo Tolazzi, ma da quando mia madre non c’è più mi chiamano tutti Ciarli Albedo. Faccio il drammaturgo.
Che cosa fai per campare?
Ecco, appunto. Col drammaturgo non riesco a campare, così ho anche un lavoro normale: raddrizzo le banane Chiquita per il mercato tedesco.
Perché lo fai?
Le banane o il drammaturgo?
Le banane perché si guadagna un casino. Il drammaturgo perché io so solo scrivere e il teatro mi pare una bella necessità.
Quando le prime produzioni hanno cominciato a prenderti sul serio cosa hai fatto?
Ho peggiorato un po’ sul raddrizzamento delle banane, lo ammetto. Per il resto ho capito che la botta di culo che avevo avuto si poteva scontare solo studiando e scrivendo. Sono ancora lì.
Il complimento più grande che ti hanno fatto
Mi dicono che sono un tipo un po’ strano. Con le odierne normalità, direi che non è male…
ll commento più idiota
Che dovrei scrivere per i bambini. E’ idiota perché un sondaggio tra i bambini sancirebbe l’idiozia.
Adesso che sei affermato cosa è cambiato?
Più che affermato mi sento raffermo. Però mi cercano, questo è cambiato. E fin che non è la questura a farlo, fa piacere.
Cosa invece non ti piace della tua vita di adesso?
Oddio, mica siamo a livelli di trasformazione della vita! Col teatro voglio dire. Ma se la domanda è a 360°, mi trovo impreparato. Facciamo così, anziché rispondere a una domanda a 360°, fammene quattro e mi metto a 90° per rispondere.
Dove ti potremo vedere/leggere/incrociare prossimamente?
C’è in maggio qui a Udine una rassegna dedicata a Tiziano Terzani e che si chiama “Vicino/Lontano”. Ci partecipo con la traduzione di un lavoro ungherese di M. Hubay in un dialetto friulano che rasenta l’incomprensibilità. Poi il prossimo anno scoppierà di nuovo la Grande Guerra dopo cent’anni, e lì mi sfogo un po’. Per il resto, ogni giorno potete incrociarmi in piazza Garibaldi a Udine verso le 11.45; fatevi riconoscere.
Perché cavolo hai risposto a queste domande?
Perché ho ancora un briciolo di stima di chi me le ha fatte. Ammetto però che siamo alla frutta. Banane escluse.
Qui, nella foto è quello con la giacca viola che porta sfiga. Vi chiederete perché sta ballando con un frate: ecco, per esempio io non me lo chiedo più. è per questo che ci tengo particolarmente a pubblicare nel giorno dell'ottantottesimo compleanno di mia nonna, l'intervista all'Albedo.
Io penso sinceramente che un teatrante così drammaticamente scemo (che per me è un complimento) e allo stesso tempo capace di toccare in profondità le nostre corde sensibili sia da premiare, guardare, conoscere tradurre.
Al momento lo trovate come insegnante presso l'Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine , passeggiare all'ospedale Gervasutta rubando formaggio a sbafo e in un po' di teatri collocati tra il Friuli e il territorio francese, ma qualcuno lo ha visto aggirarsi per il Paolo Pini (non si sa se da quando è un teatro o quando era ancora manicomio) e il Teatro della Cooperativa. speriamo di ritrovarlo presto ancora a Milano, ne farò una pubblicità smodata e fastidiosa.
Chi sei?
Sono Carlo Tolazzi, ma da quando mia madre non c’è più mi chiamano tutti Ciarli Albedo. Faccio il drammaturgo.
Che cosa fai per campare?
Ecco, appunto. Col drammaturgo non riesco a campare, così ho anche un lavoro normale: raddrizzo le banane Chiquita per il mercato tedesco.
Perché lo fai?
Le banane o il drammaturgo?
Le banane perché si guadagna un casino. Il drammaturgo perché io so solo scrivere e il teatro mi pare una bella necessità.
Quando le prime produzioni hanno cominciato a prenderti sul serio cosa hai fatto?
Ho peggiorato un po’ sul raddrizzamento delle banane, lo ammetto. Per il resto ho capito che la botta di culo che avevo avuto si poteva scontare solo studiando e scrivendo. Sono ancora lì.
Il complimento più grande che ti hanno fatto
Mi dicono che sono un tipo un po’ strano. Con le odierne normalità, direi che non è male…
ll commento più idiota
Che dovrei scrivere per i bambini. E’ idiota perché un sondaggio tra i bambini sancirebbe l’idiozia.
Adesso che sei affermato cosa è cambiato?
Più che affermato mi sento raffermo. Però mi cercano, questo è cambiato. E fin che non è la questura a farlo, fa piacere.
Cosa invece non ti piace della tua vita di adesso?
Oddio, mica siamo a livelli di trasformazione della vita! Col teatro voglio dire. Ma se la domanda è a 360°, mi trovo impreparato. Facciamo così, anziché rispondere a una domanda a 360°, fammene quattro e mi metto a 90° per rispondere.
Dove ti potremo vedere/leggere/incrociare prossimamente?
C’è in maggio qui a Udine una rassegna dedicata a Tiziano Terzani e che si chiama “Vicino/Lontano”. Ci partecipo con la traduzione di un lavoro ungherese di M. Hubay in un dialetto friulano che rasenta l’incomprensibilità. Poi il prossimo anno scoppierà di nuovo la Grande Guerra dopo cent’anni, e lì mi sfogo un po’. Per il resto, ogni giorno potete incrociarmi in piazza Garibaldi a Udine verso le 11.45; fatevi riconoscere.
Perché cavolo hai risposto a queste domande?
Perché ho ancora un briciolo di stima di chi me le ha fatte. Ammetto però che siamo alla frutta. Banane escluse.