
di Chiara Boscaro
Chi siete?
Marta e Diego Dalla Via, fratelli. Una piccola impresa del Nord-Est che produce storie.
Da dove venite?
Tonezza del Cimone, provincia di Vicenza, mille metri sul livello del mare medio.
Cosa sarete tra un anno?
Il susseguirsi degli appuntamenti e degli stimoli sta mettendo a dura prova la nostra percezione del tempo. Ci piace pensare a tutte quelle cose che già ci appartengono come persone e che nel frattempo saranno maturate, il nostro rapporto di lavoro, i progetti che stanno prendendo forma in questi mesi, l’orto, il paese, le persone che camminano accanto noi. Ti ricordi quando abbiamo fatto quell’intervista con Chiara Boscaro? Sembra un anno fa!
E tra cinque?
Cinque anni sono davvero un’era geologica, speriamo di non essere fossili di creature scomparse! Puntiamo sull’evoluzione delle specie.
Premio Scenario. Come ci si sente ad averlo vinto?
Premio Scenario è un appuntamento biennale con i nuovi linguaggi per la ricerca teatrale e l’impegno civile. Più semplicemente è una piazza, il luogo di incontro tra alcune delle più importanti realtà teatrali del panorama nazionale e le giovani compagnie. Ricevere questo riconoscimento è per noi un grande stimolo. È come se l’energia e la vitalità di questa piazza ci venissero offerte in dono. C’è poi la responsabilità di prendersi cura di questo spazio e farlo assieme ad altri è motivo di grande incoraggiamento.
Di cosa parla il vostro ultimo spettacolo?
Due eccentrici fratelli architettano la strategia perfetta per eliminare i genitori. Cercano di liberare il proprio futuro dalle gabbie che il passato ha imposto loro. Il tentativo è vano perché vengono preceduti dal duplice suicidio dei genitori. Rimangono solo le loro ultime volontà, un viatico per il futuro che ha la struttura di una liturgia funebre.
Lo spettacolo parla del senso di colpa che lega le generazioni, della geografia come destino, dell’economia come altalena del mondo. Siamo nel ricco Nord-Est al tempo del suicidio degli imprenditori. Vincitori e vinti sono uniti nel segno del paradosso e del parossismo.
Vi sentite più padri o più figli? Forse più nonni, o fratelli e basta?
Siamo certamente figli e fratelli, questo è il nostro vissuto. Abbiamo però anche l’orgoglio e l’imbarazzo dei padri quando diamo vita a una creatura che, negli occhi del pubblico, diventa un soggetto autonomo e continua a vivere camminando su percorsi inaspettati anche per noi.
Cosa dovrebbe essere il teatro secondo voi?
La metafora della piazza vale ancora? È un luogo pubblico, dove la cura, la pulizia, il rispetto sono compito di molti. Un luogo che dovrebbe essere dedicato all’incontro, al confronto, ad una mutua pedagogia stabile d’innovazione. Quando l’universo teatrale si chiude nell’autoreferenzialità diventa un paesotto di provincia in cui tutti si conoscono e parlano male del vicino di casa. Non spetta però a noi scagliare la prima pietra, quando c’è in ballo una costruzione sociale c’è da fare per tutti!
Un consiglio balneare?
Dall’alto della nostra esperienza natatoria vi consigliamo di mettere un libro in valigia, va bene per spiagge di ogni
latitudine e clima e non è soggetto a prova costume. Infine se queste righe vi hanno in qualche modo incuriosito o interessato seguite i progetti del Premio Scenario e parlatene con altri, magari quell’insospettabile bronzea signorina o quel pallido e distinto signore che sono i vostri vicini di ombrellone hanno voglia di venire a teatro con voi!
Chi siete?
Marta e Diego Dalla Via, fratelli. Una piccola impresa del Nord-Est che produce storie.
Da dove venite?
Tonezza del Cimone, provincia di Vicenza, mille metri sul livello del mare medio.
Cosa sarete tra un anno?
Il susseguirsi degli appuntamenti e degli stimoli sta mettendo a dura prova la nostra percezione del tempo. Ci piace pensare a tutte quelle cose che già ci appartengono come persone e che nel frattempo saranno maturate, il nostro rapporto di lavoro, i progetti che stanno prendendo forma in questi mesi, l’orto, il paese, le persone che camminano accanto noi. Ti ricordi quando abbiamo fatto quell’intervista con Chiara Boscaro? Sembra un anno fa!
E tra cinque?
Cinque anni sono davvero un’era geologica, speriamo di non essere fossili di creature scomparse! Puntiamo sull’evoluzione delle specie.
Premio Scenario. Come ci si sente ad averlo vinto?
Premio Scenario è un appuntamento biennale con i nuovi linguaggi per la ricerca teatrale e l’impegno civile. Più semplicemente è una piazza, il luogo di incontro tra alcune delle più importanti realtà teatrali del panorama nazionale e le giovani compagnie. Ricevere questo riconoscimento è per noi un grande stimolo. È come se l’energia e la vitalità di questa piazza ci venissero offerte in dono. C’è poi la responsabilità di prendersi cura di questo spazio e farlo assieme ad altri è motivo di grande incoraggiamento.
Di cosa parla il vostro ultimo spettacolo?
Due eccentrici fratelli architettano la strategia perfetta per eliminare i genitori. Cercano di liberare il proprio futuro dalle gabbie che il passato ha imposto loro. Il tentativo è vano perché vengono preceduti dal duplice suicidio dei genitori. Rimangono solo le loro ultime volontà, un viatico per il futuro che ha la struttura di una liturgia funebre.
Lo spettacolo parla del senso di colpa che lega le generazioni, della geografia come destino, dell’economia come altalena del mondo. Siamo nel ricco Nord-Est al tempo del suicidio degli imprenditori. Vincitori e vinti sono uniti nel segno del paradosso e del parossismo.
Vi sentite più padri o più figli? Forse più nonni, o fratelli e basta?
Siamo certamente figli e fratelli, questo è il nostro vissuto. Abbiamo però anche l’orgoglio e l’imbarazzo dei padri quando diamo vita a una creatura che, negli occhi del pubblico, diventa un soggetto autonomo e continua a vivere camminando su percorsi inaspettati anche per noi.
Cosa dovrebbe essere il teatro secondo voi?
La metafora della piazza vale ancora? È un luogo pubblico, dove la cura, la pulizia, il rispetto sono compito di molti. Un luogo che dovrebbe essere dedicato all’incontro, al confronto, ad una mutua pedagogia stabile d’innovazione. Quando l’universo teatrale si chiude nell’autoreferenzialità diventa un paesotto di provincia in cui tutti si conoscono e parlano male del vicino di casa. Non spetta però a noi scagliare la prima pietra, quando c’è in ballo una costruzione sociale c’è da fare per tutti!
Un consiglio balneare?
Dall’alto della nostra esperienza natatoria vi consigliamo di mettere un libro in valigia, va bene per spiagge di ogni
latitudine e clima e non è soggetto a prova costume. Infine se queste righe vi hanno in qualche modo incuriosito o interessato seguite i progetti del Premio Scenario e parlatene con altri, magari quell’insospettabile bronzea signorina o quel pallido e distinto signore che sono i vostri vicini di ombrellone hanno voglia di venire a teatro con voi!