
di Chiara Boscaro
Non so se ve ne siete accorti, sorcini, ma là fuori stanno succedendo delle cose. Stamattina sono salita in metro per andare al lavoro... Sì, non è che perché sono un'artista allora non lavoro. Lavoro come artista. Sì, è un lavoro. Quando mi pagano è un lavoro. E a volte mi pagano, davvero... Comunque sia, salgo in metropolitana e mi siedo sopra una famiglia di quattro persone di provenienza incerta (scolasticamente parlando), tutti e quattro dotati di trolley vuoto, diretti alla Fiera dell'Artigianato. Lo sgamo del giorno? Scendere a Molino Dorino e farla a piedi fino a Rho Fiera per non pagare i due euro in più di biglietto della metro. Credo siano 3 km. Il tempo di arrivare e vi hanno già rubato gli affari migliori. Io intanto lavoro, finisco di lavorare, riprendo la metro e mi siedo sotto una pullmanata di vecchiette enormi e impellicciate dirette agli Oh bej Oh bej. Scendo, arranco fino al supermercato e scopro che è stato invaso dagli Unni in cerca del panettone ripieno di cervella di vitello al cioccolato bianco. E penso. Ma non ero io quella con la vita interessante? Tutti me lo dicono, mi invidiano gli orari flessibili, le luci della ribalta, i viaggi, gli alberghi... Beh. Quello nella foto è il mio albero di Natale. E' lì da tre anni. Quando arrivano le feste lo spolvero e gli regalo un fiocchetto, due lucine, una campanella di vetro. D'estate non da così fastidio, e anche gli ospiti dopo un po' si abituano. E' un buon argomento per rompere il ghiaccio, e poi, quando verso giugno mi accorgo di non averlo riposto, mi viene da dire "a questo punto, tanto vale lasciarlo lì" e ci metto davanti una pila di libri. E' comodo per stendere i costumi ad asciugare, copre una macchia di umidità e continuo a pensare che sia tutto sommato un bell'oggetto. E quando vedo i padri di famiglia riemergere dalle cantine sotto quei cadaverini avvolti nella carta di giornale, sotto quei bauli di decorazioni capodimonte, sotto la capanna del presepe grande come il tendone ristorante di una Festa de L'Unità in Romagna... dentro di me sorrido.
Adesso mi faccio un aperitivo casalingo, sputo i nocciolini delle olive in testa a quelli che passano quattro piani più sotto e vado a vedermi Primidia al Teatro della Cooperativa.
Ciao, sorcini.
Non so se ve ne siete accorti, sorcini, ma là fuori stanno succedendo delle cose. Stamattina sono salita in metro per andare al lavoro... Sì, non è che perché sono un'artista allora non lavoro. Lavoro come artista. Sì, è un lavoro. Quando mi pagano è un lavoro. E a volte mi pagano, davvero... Comunque sia, salgo in metropolitana e mi siedo sopra una famiglia di quattro persone di provenienza incerta (scolasticamente parlando), tutti e quattro dotati di trolley vuoto, diretti alla Fiera dell'Artigianato. Lo sgamo del giorno? Scendere a Molino Dorino e farla a piedi fino a Rho Fiera per non pagare i due euro in più di biglietto della metro. Credo siano 3 km. Il tempo di arrivare e vi hanno già rubato gli affari migliori. Io intanto lavoro, finisco di lavorare, riprendo la metro e mi siedo sotto una pullmanata di vecchiette enormi e impellicciate dirette agli Oh bej Oh bej. Scendo, arranco fino al supermercato e scopro che è stato invaso dagli Unni in cerca del panettone ripieno di cervella di vitello al cioccolato bianco. E penso. Ma non ero io quella con la vita interessante? Tutti me lo dicono, mi invidiano gli orari flessibili, le luci della ribalta, i viaggi, gli alberghi... Beh. Quello nella foto è il mio albero di Natale. E' lì da tre anni. Quando arrivano le feste lo spolvero e gli regalo un fiocchetto, due lucine, una campanella di vetro. D'estate non da così fastidio, e anche gli ospiti dopo un po' si abituano. E' un buon argomento per rompere il ghiaccio, e poi, quando verso giugno mi accorgo di non averlo riposto, mi viene da dire "a questo punto, tanto vale lasciarlo lì" e ci metto davanti una pila di libri. E' comodo per stendere i costumi ad asciugare, copre una macchia di umidità e continuo a pensare che sia tutto sommato un bell'oggetto. E quando vedo i padri di famiglia riemergere dalle cantine sotto quei cadaverini avvolti nella carta di giornale, sotto quei bauli di decorazioni capodimonte, sotto la capanna del presepe grande come il tendone ristorante di una Festa de L'Unità in Romagna... dentro di me sorrido.
Adesso mi faccio un aperitivo casalingo, sputo i nocciolini delle olive in testa a quelli che passano quattro piani più sotto e vado a vedermi Primidia al Teatro della Cooperativa.
Ciao, sorcini.