
INTERVISTA AD ANGELA VILLA
Angela Villa con il testo Migra è stata selezionata come ospite dell'evento Spacciatori di sogni - aperitivo teatrale con musica - che si terrà il 29 Aprile alle 19.30 presso il Pentesilea di Milano.
Ecco qui la sua simpatica intervista! potrete conoscerla prima personalmente e poi partecipando alla serata organizzata dal CeNDIC, potrete ascoltare la lettura del suo testo toccante e profondo.
Angela Villa con il testo Migra è stata selezionata come ospite dell'evento Spacciatori di sogni - aperitivo teatrale con musica - che si terrà il 29 Aprile alle 19.30 presso il Pentesilea di Milano.
Ecco qui la sua simpatica intervista! potrete conoscerla prima personalmente e poi partecipando alla serata organizzata dal CeNDIC, potrete ascoltare la lettura del suo testo toccante e profondo.
Ecco Angela
Chi sei?
Un’anima in pena, una persona molto irrequieta e inquieta direi, che ama scrivere e cantare. In napoletano c’è un’espressione unica «Culo ‘e mal’assiett’», cioè una che non sa mai stare ferma in un posto a lungo. Canto in un duo: Scala Minore Napoletana. Portiamo nelle case, nei circoli, nelle librerie, nei teatri, nelle strade, un genere quasi dimenticato, le antiche villanelle, le serenate, le melodie dei primi cantautori italiani e francesi. Più le canzoni sono dimenticate, più ci piacciono. Mi accompagna un chitarrista molto abile che ha una grande capacità di rielaborare e inventare, Franco Ventimiglia. L’unico momento in cui riesco a fermarmi è quando scrivo, ma anche quel momento, in realtà, è un andare continuo… nelle vite dei personaggi, nelle situazioni sceniche che invento, il teatro è azione.
Quanti anni?
Pochi, pochissimi, appena 52…e il bello deve ancora venire!
Che mestiere fai?
La maestra
Cosa ti piace di più di questa professione?
I bambini, il loro sguardo sul mondo il loro desiderio di farsi rapire dalla vita, dalle esperienze, la loro curiosità. Spesso le loro parole, le piccole situazioni che si creano in classe sono continua fonte d’ispirazione.
Cosa ti piace di meno?
I tagli che hanno fatto e che hanno dequalificato la scuola pubblica.
Come fai a sopravvivere alla crisi?
Come faceva la mia mamma conto i soldi a disposizione e poi divido per 30 o 31 a seconda del mese e dico questo sì, quello no…Questo lo compriamo questo mese, quello il mese prossimo…Quell’altro non lo compreremo mai... Non ce lo possiamo permettere. La mia parola d’ordine è “Decrescita, Decrescita!”
Il commento più idiota che ti hanno fatto
In ordine di idiozia direi:
1. Ma che belle queste villanelle napoletane, peccato che non ho capito le parole…
2. Ma come, sei a Milano da tanti anni e ancora non hai perso l’accento napoletano?
3. Ma perché non canti anche in inglese è così alla moda l’inglese…
4. Migra è un testo doloroso. Non è che sei depressa?
Cosa hai pensato quando sei stato selezionato per spacciatori di sogni
E’ un grande onore per me che vengo da un altro mondo. Stimo molto le persone che hanno selezionato il testo. Per me è una motivazione in più a raccontare. Credo nella loro difficile impresa, portare la drammaturgia contemporanea fra la gente.
Di che cosa parla il tuo testo?
Della mia città, Napoli, dei bambini morti per sbaglio, “uccisi per sbaglio” durante gli scontri a fuoco della camorra Ma soprattutto del desiderio di cura e attenzione che ciascuno di noi ha. Migra, la protagonista del testo sogna di andare via, vive in un mondo di contraddizioni, le vede e le subisce ogni giorno, ma non riesce ad uscire dalla gabbia dell’omertà, delle leggi della famiglia, del clan. E’ il simbolo di una città che nutre tanta bellezza in sé, ma non riesce a vederla a difenderla a curarla. Ho chiesto a mia sorella Imma Villa, del Teatro Elicantropo di Napoli, di leggere il testo nella serata del 29 aprile, perché sono convinta che riuscirà a cogliere tutte le sfumature di una parola scenica che procede a singhiozzi. (Come la mia città, del resto…) Nel testo ci sono molte andature ritmiche difficili da rendere. E’ quasi un brano musicale. Questo testo nasce anche dal mio amore per la musica.
Dove ti potremo incontrare?
Sulla nostra pagina FB Scala Minore Napoletana, (https://www.facebook.com/ScalaMinore?ref=hl) ci sono tutte le informazioni: sui luoghi in cui portiamo il nostro canto, sulle letture sceniche che nascono come testi di denuncia, di “parola antagonista”. Cerchiamo di fare un uso intelligente della rete: attraverso il tam tam proviamo a far conoscere la nostra arte. L’Italia è il paese delle arti. Qualcuno tende a dimenticare quest’aspetto importante della nostra Storia e così sciupiamo il patrimonio, perdiamo intelligenze e dimentichiamo di valorizzare l’arte.
Raccontaci un'avventura ridicola vissuta in ambito teatrale.
Ah, ah, sei riuscita a zittirmi! Non ho avventure ridicole da raccontare…E se le ho avute, non riesco a ricordarle. Prendo molto sul serio il teatro e la parola scenica, drammatica o comica che sia.
Perché hai risposto a queste domande?
Perché le ho trovate semplici e spontanee. Adoro la semplicità, ma è difficile da raggiungere, soprattutto nella scrittura. Ci arrivi dopo ore e ore di rilettura. La scrittura, come mi ha spesso detto una persona cara, nasce da un bisogno profondo. Scrivi perché c’è un’urgenza interiore. Scrivi perché ti devi sedere e raccontare un particolare, un aspetto che è rimasto nascosto, dietro un angolo di strada, una quinta, un paravento. Ma l’urgenza di scrittura non basta, è importante che ci sia una ricerca della semplicità. Solo la semplicità rende bello un testo. “La semplicità è la principale condizione della bellezza morale”. La frase meravigliosa non è mia, ma di Tolstoj.
Chi sei?
Un’anima in pena, una persona molto irrequieta e inquieta direi, che ama scrivere e cantare. In napoletano c’è un’espressione unica «Culo ‘e mal’assiett’», cioè una che non sa mai stare ferma in un posto a lungo. Canto in un duo: Scala Minore Napoletana. Portiamo nelle case, nei circoli, nelle librerie, nei teatri, nelle strade, un genere quasi dimenticato, le antiche villanelle, le serenate, le melodie dei primi cantautori italiani e francesi. Più le canzoni sono dimenticate, più ci piacciono. Mi accompagna un chitarrista molto abile che ha una grande capacità di rielaborare e inventare, Franco Ventimiglia. L’unico momento in cui riesco a fermarmi è quando scrivo, ma anche quel momento, in realtà, è un andare continuo… nelle vite dei personaggi, nelle situazioni sceniche che invento, il teatro è azione.
Quanti anni?
Pochi, pochissimi, appena 52…e il bello deve ancora venire!
Che mestiere fai?
La maestra
Cosa ti piace di più di questa professione?
I bambini, il loro sguardo sul mondo il loro desiderio di farsi rapire dalla vita, dalle esperienze, la loro curiosità. Spesso le loro parole, le piccole situazioni che si creano in classe sono continua fonte d’ispirazione.
Cosa ti piace di meno?
I tagli che hanno fatto e che hanno dequalificato la scuola pubblica.
Come fai a sopravvivere alla crisi?
Come faceva la mia mamma conto i soldi a disposizione e poi divido per 30 o 31 a seconda del mese e dico questo sì, quello no…Questo lo compriamo questo mese, quello il mese prossimo…Quell’altro non lo compreremo mai... Non ce lo possiamo permettere. La mia parola d’ordine è “Decrescita, Decrescita!”
Il commento più idiota che ti hanno fatto
In ordine di idiozia direi:
1. Ma che belle queste villanelle napoletane, peccato che non ho capito le parole…
2. Ma come, sei a Milano da tanti anni e ancora non hai perso l’accento napoletano?
3. Ma perché non canti anche in inglese è così alla moda l’inglese…
4. Migra è un testo doloroso. Non è che sei depressa?
Cosa hai pensato quando sei stato selezionato per spacciatori di sogni
E’ un grande onore per me che vengo da un altro mondo. Stimo molto le persone che hanno selezionato il testo. Per me è una motivazione in più a raccontare. Credo nella loro difficile impresa, portare la drammaturgia contemporanea fra la gente.
Di che cosa parla il tuo testo?
Della mia città, Napoli, dei bambini morti per sbaglio, “uccisi per sbaglio” durante gli scontri a fuoco della camorra Ma soprattutto del desiderio di cura e attenzione che ciascuno di noi ha. Migra, la protagonista del testo sogna di andare via, vive in un mondo di contraddizioni, le vede e le subisce ogni giorno, ma non riesce ad uscire dalla gabbia dell’omertà, delle leggi della famiglia, del clan. E’ il simbolo di una città che nutre tanta bellezza in sé, ma non riesce a vederla a difenderla a curarla. Ho chiesto a mia sorella Imma Villa, del Teatro Elicantropo di Napoli, di leggere il testo nella serata del 29 aprile, perché sono convinta che riuscirà a cogliere tutte le sfumature di una parola scenica che procede a singhiozzi. (Come la mia città, del resto…) Nel testo ci sono molte andature ritmiche difficili da rendere. E’ quasi un brano musicale. Questo testo nasce anche dal mio amore per la musica.
Dove ti potremo incontrare?
Sulla nostra pagina FB Scala Minore Napoletana, (https://www.facebook.com/ScalaMinore?ref=hl) ci sono tutte le informazioni: sui luoghi in cui portiamo il nostro canto, sulle letture sceniche che nascono come testi di denuncia, di “parola antagonista”. Cerchiamo di fare un uso intelligente della rete: attraverso il tam tam proviamo a far conoscere la nostra arte. L’Italia è il paese delle arti. Qualcuno tende a dimenticare quest’aspetto importante della nostra Storia e così sciupiamo il patrimonio, perdiamo intelligenze e dimentichiamo di valorizzare l’arte.
Raccontaci un'avventura ridicola vissuta in ambito teatrale.
Ah, ah, sei riuscita a zittirmi! Non ho avventure ridicole da raccontare…E se le ho avute, non riesco a ricordarle. Prendo molto sul serio il teatro e la parola scenica, drammatica o comica che sia.
Perché hai risposto a queste domande?
Perché le ho trovate semplici e spontanee. Adoro la semplicità, ma è difficile da raggiungere, soprattutto nella scrittura. Ci arrivi dopo ore e ore di rilettura. La scrittura, come mi ha spesso detto una persona cara, nasce da un bisogno profondo. Scrivi perché c’è un’urgenza interiore. Scrivi perché ti devi sedere e raccontare un particolare, un aspetto che è rimasto nascosto, dietro un angolo di strada, una quinta, un paravento. Ma l’urgenza di scrittura non basta, è importante che ci sia una ricerca della semplicità. Solo la semplicità rende bello un testo. “La semplicità è la principale condizione della bellezza morale”. La frase meravigliosa non è mia, ma di Tolstoj.