
E già qui immagino la reazione di qualcuno:
- Oddio, ma perché lo fai?
- Oddio, ma dove prendi le proteine?
- Oddio, ma non sai che vai incontro a gravi carenze?
- Oddio, ma come puoi rinunciare al culatello?
- Oddio, ma allora perché mangi soia, probabilmente transgenica, coltivata quasi di sicuro da un contadino sottopagato che deve sfamare sette figli e dodici nipoti?
La reazione dei miei familiari e conoscenti, soprattutto quella di mio nonno Pino, napoletano verace, è stata più o meno simile. Diciamo che il verbo che ho sentito più spesso è stato «morire» declinato nei modi più diversi. Qualche esempio:
- Morirai per carenza di proteine (mamma).
- Il ferro è necessario all'organismo, altrimenti puoi morire (dottoressa).
- Meglio che muoia una mucca, piuttosto (nonno).
- Questo maiale è morto per offrirti del salame, mangialo (zia).
- Non so come fai, io senza carne potrei morire (amica).
E alla sagra della porchetta l'insegna raffigurava un maiale che mangiava una salamella. Solo ora che sono vegetariana mi rendo conto delle contraddizioni enormi contenute in quell'immagine. All'epoca non capivo che allora tanto valeva che mi facessi ritrarre con una coscia umana tra i denti. Che orrore!
Ma non abbiate paura, con questa rubrica non voglio costringervi a eliminare completamente carne e pesce dai vostri piatti. Voglio solo farvi capire che il vegetariano non mangia solo erba e germogli. Non è un ruminante, né tantomeno un masochista che si autoinfligge pene corporali consumando cibi sconditi.
Vi consiglierò tante buone ricette da cucinare anche se non siete vegetariani. Per un consumo un po' più consapevole e tanto amore in più sulle vostre tavole. E no, cacchio. Non sono una hippy!
Ps: Un consiglio letterario? Se niente importa. Perché mangiamo gli animali di Jonathan Safran Foer. Una ricerca sul mondo dell'allevamento intensivo e dei macelli descritto con gli occhi di un NON vegetariano. Che però è riuscito a convertirmi.